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Il governo perde la faccia per accontentare Bruxelles

Tempi lunghi. Rinviate le consultazioni in Commissione Ma per l'Europa non basta: infrazione non scongiurata

Il governo perde la faccia per accontentare Bruxelles

Governo in ritirata di fronte allo spettro della crisi. I toni da rodomonte di Matteo Salvini e quelli estatici di Luigi di Maio si affievoliscono di fronte alla dura verità riconosciuta anche dal pur sempre gioioso vicepremier grillino: dobbiamo «evitare la procedura di infrazione. Non abbiamo interesse ad averla». E pure Salvini ieri usava termini come «buon senso e ragionevolezza» al posto di «ruspa e pacchia finita» augurandosi che da parte di Bruxelles non ci siano «figli e figliastri» ovvero auspicando di riuscire ad evitare la procedura d'infrazione. Insomma le sorti della legge di Bilancio, potremmo dire addirittura il destino del governo giallo -verde è finito nelle mani del premier Giuseppe Conte al quale spetta di trattare con Bruxelles mentre tocca al Mnistro dell'Economia, Giovanni Tria limare i contenuti del provvedimento in modo da farlo digerire a Bruxelles che sembra non aver ancora deciso se mettere o meno il caso Italia, con la procedura per violazione della regola del debito, all'ordine del giorno della riunione dei commissari di mercoledì. La trattativa insomma non è ancora chiusa anche se Salvini e Di Maio garantiscono che non saranno fatti altri passi indietro. Ma lo garantivano anche prima. Si arriva così al paradosso che la manovra partorita dal governo giallo-verde che aveva fatto del no ai dikat europei la propria bandiera finisca per essere quella più condizionata da Bruxelles. E forse neppure questo basterà a scongiurare la procedura d'infrazione.

Il conto alla rovescia per la manovra impossibile in Parlamento è iniziato da tempo e oggi forse sia il leader del Carroccio sia quello dei Cinquestelle vorrebbero aver a disposizione una macchina del tempo e tornare indietro di qualche settimana per prendere le decisioni che sono costretti a subire adesso evitando i danni economici per il popolo italiano, quelli di immagine per loro e lo spettro dell'esercizio provvisorio se non si riuscisse a chiudere in tempo. E anche se alla fine Bruxelles dovesse sorvolare sulle sanzioni la mannaia dei mercati non darà tregua. A sole due settimane dalla deadline per l' approvazione della legge di Bilancio, fissata per il 31 dicembre, ieri sono state sconvocate le riunioni della Commissione Bilancio del Senato rinviate ad oggi. Perchè? La manovra a forza di aggiustamenti ancora non c'è e i numeri per i provvedimenti chiave oscillano come un pendolo impazzito in attesa di capire se c'è il via libera della Ue. Il nuovo schema della manovra è stato inviato da Tria, con le correzioni chieste da Bruxelles. Dunque è tutto fermo in attesa della valutazione da parte della Commissione europea con l'obiettivo di chiudere con un accordo il prima possibile. E intanto il Parlamento può attendere.

Inizialmente sembrava che si volesse mandare la manovra direttamente in Aula tagliando fuori completamente la discussione in Commissione Bilancio. Vista la rivolta delle opposizioni che accusavano la maggioranza di scavalcare totalmente il Parlamento e di mortificarlo in modo del tutto inedito rispetto al passato si è deciso di dare un paio di giorni alla discussione in Commissione. La manovra arriverà dunque nell'Aula del Senato soltanto venerdì, a confermare la data sarà oggi la Conferenza dei capigruppo. Poi dopo Palazzo Madama si dovrà tornare alla Camera e l' approvazione è prevista tra Natale e Capodanno.

A garantire che il governo sarà pronto con gli emendamenti è il sottosegretario all'Economia Massimo Garavaglia che promette di non «mettere tagliole» per i tempi della Commissione e auspicando che si «possano chiudere i lavori in maniera ordinata e seria».

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