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Ma il governo taglia un altro miliardo. I soldi della sanità vanno al piano casa

I conti della manovra non tornano. A rischio il fondo sanitario

Ma il governo taglia un altro miliardo. I soldi della sanità vanno al piano casa

Roma - Tagliare la sanità per recuperare qualche spicciolo da investire sul piano per la casa. Ossia pagare più ticket in caso sia necessario ricorrere a servizi di pronto soccorso per avere maggiori possibilità di avere un tetto sopra la testa. È questo il paradosso della manovra, di ogni manovra. D'altronde, la coperta della legge di Bilancio 2017 è molto corta, come si capisce dal minuetto parlamentare seguito alla mancata validazione della Nota di aggiornamento del Def da parte dell'Ufficio parlamentare di Bilancio. E così il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e i tecnici del Tesoro stanno pensando di ampliare il perimetro della spending review. I tagli, secondo indiscrezioni, dovrebbero raggiungere i 4,5 miliardi di euro, una cifra più alta rispetto ai 3 miliardi inizialmente stimati.

E la differenza potrebbe risiedere tutta nel minor incremento del Fondo sanitario nazionale: dai 111 miliardi del 2016 dovrebbe infatti salire a 113, ma a Via XX settembre stanno pensando di abbassare l'asticella a 112 se non a 111,5 miliardi. Con buona pace del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che in più di un'occasione ha ribadito che «vale quanto scritto nel Def di aprile». Quei 113 miliardi rappresentavano una cifra frutto di un'intesa con le Regioni sui Livelli essenziali di assistenza (i cosiddetti Lea). È chiaro che a una minore disponibilità di risorse corrisponderebbe una minore erogazione di servizi. L'alternativa sarebbe aumentare la compartecipazione degli assistiti aumentando i ticket oppure aumentare le tasse, circostanza ipotizzata dalla stessa Lorenzin che vagheggio un prelievo di un centesimo a sigaretta per raggranellare 700 milioni. Un'ipotesi immediatamente stroncata dallo stesso Matteo Renzi.

A far da contraltare al minor impegno nella sanità vi sarebbe il finanziamento di tutta una serie di misure che hanno come perno la casa. Il governo sta pensando a un piano articolato di interventi concentrati sulle «emergenze abitative». Nel pacchetto sono compresi: il rifinanziamento per 200 milioni del Fondo morosità incolpevole, la cedolare secca al 10% senza limiti di tempo, l'estensione al 2019 dell'«ecobonus» sulle ristrutturazioni. Previste pure detrazioni al 75% in dieci anni per gli interventi antisismici e detrazioni fino al 65% per i condomini che effettueranno ristrutturazioni entro il 2021.

Sono previste, poi, altre novità. Il ministero delle Infrastrutture si starebbe concentrando sulla possibilità di rendere disponibili ad affitto calmierato 22mila immobili che sono nelle disponibilità delle banche causa fallimenti o morosità (l'introduzione del patto marciano velocizzerà le procedure di escussione delle garanzie; ndr) delle imprese edili. L'unica difficoltà è trovare il modo di far intervenire la Cassa depositi e prestiti come garante degli inquilini che non riuscissero a pagare il canone.

L'Ance, l'associazione delle imprese edili, sta poi discutendo con il ministro Delrio una serie di proposte che potrebbe trovare spazio nella manovra. Tra queste anche un incentivo alle permute: consentire alle imprese di costruzione che riacquistano gli immobili dai compratori di pagare imposta di registro, ipotecaria e catastale a forfait (200 euro ciascuna) a condizione che entro cinque anni si impegnino alla riqualificazione energetica e alla loro reimmissione sul mercato.

Il costo stimato è di 25 milioni.

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