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Il governo tira dritto: l'età pensionabile sale a 67 anni dal 2019

Morando: non bloccheremo l'adeguamento dei nuovi requisiti all'aspettativa di vita

Il governo tira dritto: l'età pensionabile sale a 67 anni dal 2019

Roma - «Capitolo chiuso». Il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, alza per conto del governo un muro sul capitolo pensioni: nessun blocco alla progressione dell'età, che nel 2019 dovrebbe scattare a 67 anni.

«Sulla previdenza abbiamo varato un intervento molto significativo l'anno scorso - ricorda Morando, intervistato da Repubblica - Sarebbe un errore scegliere ora come priorità la previdenza rispetto all'occupazione giovanile: purtroppo le risorse per tutto non ci sono». Certo, sottolinea Morando, il Pil cresce a velocità molto superiore alle aspettative, «ma questo non significa che i nostri problemi siano risolti». E le risorse in più vanno «concentrate su pochi e qualificanti obiettivi», a cominciare appunto dai giovani. Nessun intervento del governo, dunque, per bloccare l'adeguamento dei requisiti di pensionamento all'aspettativa di vita, che venne introdotto per legge dal governo Berlusconi nel 2009. Del resto, già nei giorni scorsi erano scesi in campo contro le ipotesi di congelamento sia la Ragionieria dello Stato che lo stesso presidente dell'Inps Tito Boeri, secondo il quale il blocco dell'età avrebbe un costo complessivo di 141 miliardi e finirebbe per incidere sull'entità dell'assegno previdenziale: «Le pensioni diventerebbero più basse».

Bisognerà fare i conti, però, con le pressioni di un largo fronte trasversale che va dai sindacati alle forze politiche che, tanto più alla vigilia del voto, saranno tentate di fare della questione «pensioni a 67 anni» una bandiera di campagna elettorale. Il Pd stesso è diviso. Qualche giorno fa il responsabile Economia della segreteria di Matteo Renzi si è schierato sulla linea del governo con parole chiare: «Le proposte per cancellare del tutto l'adeguamento dell'età pensionabile alle aspettative di vita - dice Tommaso Nannicini - non sono solo una mina per i conti pubblici, ma vanno nella direzione contraria a quella indicata dal Partito democratico dell'equità tra le generazioni e dentro le generazioni».

La sinistra del Pd, però, è di diverso parere e il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, sbandiera contro Morando i dati del rapporto del suo ministero che registra per il 2015 una diminuzione dell'aspettativa di vita: «Se quando sale l'aspettativa di vita sale, in parallelo, l'età della pensione, quando scende che si fa? Vorremmo semplicemente una risposta», incalza Damiano. Che, insieme al suo omologo del Senato Maurizio Sacconi, si è fatto alfiere di una proposta di «rinvio strutturale dell'adeguamento dell'età di pensione all'aspettativa di vita». Spiegava Sacconi: «Abbiamo opinioni diverse per molte cose, ma questa situazione emergenziale ci ha spinto ad agire insieme per dire che quando è troppo è troppo».

Intanto dal fronte sindacale (sguarnito causa vacanze) scalpita la Uil: «La vertenza previdenza non è chiusa, il governo Gentiloni è impegnato in un serrato confronto con i sindacati sulla fase 2 prevista dal verbale sottoscritto lo scorso settembre», tuona il segretario confederale Proietti.

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