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Dal Colle pronto l'ultimatum: 3 giorni se il governo va sotto per Bonafede

Si teme di sbattere sulla relazione del ministro della Giustizia: a quel punto Conte sarà costretto a una sola mossa. Bocciata la strategia di Giuseppi: "Così non ci sarà un Conte-ter"

Dal Colle pronto l'ultimatum: 3 giorni se il governo va sotto per Bonafede

Gli occhi sono puntati sul voto relativo alla relazione del ministro Alfonso Bonafede sulla giustizia: mercoledì o giovedì il Senato sarà chiamato a esprimersi e perciò i timori si fanno sempre più significativi. La situazione rischia di precipitare visto che i numeri sono ballerini e non garantiscono una stabilità all'attuale maggioranza, che si basa su voti raccogliticci e sui senatori a vita che spesso non prendono parte ai lavori di Palazzo Madama. Vi abbiamo infatti raccontato che a breve i giallorossi potrebbero crollare: nelle ultime ore sono stati diversi i "no" rifilati al Guardasigilli, anche da parte di coloro che martedì hanno dato la fiducia al presidente del Consiglio. Tra questi Pier Ferdinando Casini e Riccardo Nencini del Partito socialista italiano.

La domanda che in molti si pongono è la seguente: cosa potrebbe accadere qualora non si dovesse raggiungere una soglia di "sì" sufficiente? A quel punto a Giuseppe Conte non resterebbero che le dimissioni. Stando a quanto appreso e riportato da Dagospia, comunque il Colle gli darebbe il reincarico, concedendogli tre giorni di tempo per trovare una squadra solida e compatta. Dal Partito democratico continua il pressing per riappacificare con Matteo Renzi: mettere da parte i rancori personali per tornare al dialogo con Italia Viva attorno a un tavolo, è il ragionamento che fanno i dem.

Il "ricatto" sul Recovery

Sarà vera l'ipotesi delle elezioni anticipate di cui tutti si stanno riempiendo la bocca? È una strategia o si tratta di una reale opzione se a stretto giro non si riuscisse ad allargare la maggioranza? Casini la vede come una mera tattica politica, nel tentativo di accelerare l'operazione responsabili e smettere nel più breve tempo possibile di restare appesi al pallottoliere: "Il tema delle elezioni anticipate viene evocato per spaventare la gente e spingerla a comportamenti di sostegno al governo". Anche perché la storia insegna che essere sorretti da numeri risicati non ha portato affatto lontano: "Quando la politica è sostituita dalla aritmetica si perde sempre. Mi ricordo Berlusconi, ci ricordiamo Prodi. Quando i governi hanno incominciato a fare il conto con il pallottoliere sono caduti".

Dunque Conte come dovrebbe agire per evitare il collasso al Senato? Casini, così come ha fatto Bruno Tabacci, gli ha consigliato le dimissioni per poi dare vita a un Conte-ter portando così la crisi a un confronto politico: "Conte dovrebbe andare al Quirinale e dimettersi. Aprire la strada per essere reincaricato. Recuperare il dialogo con Renzi e mettere nel dimenticatoio i personalismi". L'avvertimento lanciato è preoccupante per l'inquilino di Palazzo Chigi: "Se si dimette prima evita il voto su Bonafede. Se va in Aula e viene bocciato sul tema della giustizia è chiaro che non c'è un Conte-ter".

Infatti Dagospia spiega che lo scenario del ritorno alle urne a febbraio è escluso al 90%. Il problema è che i progetti del Recovery Fund andranno presentati all'Europa in tempi molto brevi. Da qui il "ricatto" di Luigi Di Maio per scongiurare il voto: "In tempi normali si poteva votare anche ogni anno, ma in questi tempi ci giochiamo il Recovery, i vaccini e il futuro della ripresa economica". Allora si proverà a ricucire con Matteo Renzi per evitare l'incidente su Bonafede? Se da una parte il Pd sembra aprire a Iv, dall'altra il ministro degli Esteri ha chiuso nuovamente le porte: "Se il tema è riparlare con Renzi, Conte ha detto chiaramente che se avesse staccato la fiducia al governo non ci sarebbe stata la possibilità di riparlarci.

Noi tra Conte e Renzi scegliamo Conte".

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