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Il governo vuole la Consob. È l'unica casella mancante

Dopo Zanetti, affondo di Calenda: Vegas ora traballa. Si prepara la nomina di un altro amico

Il governo vuole la Consob. È l'unica casella mancante

Enrico Zanetti, viceministro dell'Economia, non è nuovo a posizioni eccentriche. Mosca bianca in un governo dove la norma è l'obbedienza. Quando giovedì scorso ha chiesto le dimissioni del presidente della Consob Giuseppe Vegas, sull'onda della trasmissione televisiva Report, nessuno se l'è sentita di interpretare il suo sfogo come una sfiducia commissionata dal premier. Ieri la situazione è cambiata. A parlare della Commissione per le società in borsa è stato un ministro di nomina recente. Talmente renziano da essere inviato prima a Bruxelles, per rappresentare gli interessi dell'Italia e trattare con la Commissione europea, e poi, dopo pochi mesi, richiamato a Roma a guidare il ministero per le Attività produttive.

«Non sta al governo commentare l'operato di autorità indipendenti, ma degli errori gravi sono stati fatti. La Gabanelli ha ragione», è stata la sentenza di Carlo Calenda pronunciata in un'intervista con Giovanni Minoli su Radio24. La vicenda è appunto quella dell'eliminazione degli scenari prospettici delle banche poi fallite. Il presidente Consob aveva già replicato alle accuse di Milena Gabbanelli e ieri, dopo l'affondo di Calenda, è stato ancora più esplicito. Ha denunciato «pressioni politiche esercitate nei miei confronti da alcuni esponenti di governo».

Ha difeso l'autonomia del ruolo di Consob che «risponde pienamente del proprio operato, come è sempre avvenuto, attraverso». L'autorità «risponde, anche in sede giudiziaria, di ogni delibera e di ogni scelta. Tutti i suoi atti sono pubblici, motivati e appellabili».

Poi l'affondo. «Il legislatore, ad oggi, ha fatto una scelta opposta rispetto a quella dello spoils system, il meccanismo che comporta l'azzeramento dei vertici amministrativi di pari passo con gli avvicendamenti politici e di governo». Il messaggio nemmeno troppo nascosto è: le pressioni sulla Consob sono politiche e sono commissionate da chi vuole una casella libera per fare una nomina.

Se e quando ci sarà una partita per decidere il dopo Vegas, si giocherà esclusivamente dentro Palazzo Chigi, con la decisione finale riservata a Renzi. Perché fino ad oggi è andata sempre così.

Il premier ha impiegato una buona parte dei suoi sforzi nelle nomine di governo e non. Fin dalla prima tornata che ha riguardato i vertici delle aziende partecipate dallo Stato, scaduti proprio quando Renzi è entrato a Palazzo Chigi. Vertici rivoluzionati con un piglio decisionista che il premier non ha abbandonato mai.

Nel 2014, quando ha scelto Rossella Orlandi alla guida dell'Agenzia delle entrate, dirigente pubblica che nello stesso anno aveva partecipato alla Leopolda. Oppure quando ha comunicato ai suoi ministri che alla guida dell'Inps sarebbe andato per «scelta politica» Tito Boeri. Due casi che dimostrano come lo spoil system non garantisca necessariamente fedeltà. Orlandi e Boeri hanno procurato qualche dispiacere al premier e non sono gli unici.

Ci sarebbe ad esempio un pasticcio in corso alla Cassa depositi e prestiti. Secondo indiscrezioni riportate ieri da Dagospia, l'amministratore Fabio Gallia e il presidente Carlo Costamagna, entrambi nominati da Renzi in un blitz estivo, sono ai ferri corti, tanto che si sono presentati al ministero dell'Economia con due candidati diversi per i vertici della Sace, controllata dalla Cdp.

Posizione delicatissime, visto che la Cdp ha assunto un ruolo fondamentale su vari fronti, dal salvataggio delle banche con il fondo Atlante, al rilancio industriale con il Fondo strategico, senza contare tutta la partita sulla banda larga.

Incidenti di percorso che non scoraggiano il premier, che ha avviato un ricambio dei vertici Rai, senza dimenticare l'intrattenimento. È di pochi giorni fa la nomina di Carlo Conti a direttore artistico di Radio Rai, dopo due edizioni da conduttore e direttore del festival di Sanremo.

Nomina toscana, subito interpretata come dettata dall'amico, ex sindaco di Firenze.

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