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Il grande business dei migranti e gli amici scomodi di Alfano

Ascesa e interessi di Leonardo Sacco e Antonio Poerio. I due immortalati in uno scatto assieme al ministro

Il grande business dei migranti e gli amici scomodi di Alfano

Si chiama Leonardo Sacco, per i pm è la faccia pulita della 'ndrina Arena di Isola Capo Rizzuto nel grande business dei migranti e mette in serio imbarazzo il ministro Angelino Alfano e l'Ncd.

Il suo arresto, con il parroco del paese don Edoardo Scordio e altri 66 nell'operazione «Jonny» della procura di Catanzaro, accende i riflettori su questo giovane e rampante imprenditore calabrese, ex vicepresidente nazionale delle Misericordie d'Italia e ora numero uno della Confraternita Interregionale di Calabria e Basilicata, accusato di gestire affari d'oro per la potente cosca. E vengono fuori presunti legami con l'ex titolare del Viminale, oggi agli Esteri ed esponenti del suo partito. Affari sporchi sui migranti e centristi, proprio come per il sottosegretario Ncd all'Agricoltura Giuseppe Castiglione, rinviato a giudizio a febbraio nell'inchiesta sul Cara di Mineo, feudo elettorale centrista.

Questo Sacco a 38 anni sarebbe il dominus dei ricchi appalti per il centro per richiedenti asilo più grande d'Europa di Isola Caporizzuto e per il Cara di Lampedusa, oltre ad avere il 2 per cento della società dell'aeroporto Sant'Anna di Crotone, di cui è stato consigliere d'amministrazione e ad essere presidente della squadra di calcio locale, appena promossa in serie D e prima gestita dal nipote del boss, Pasqualino Arena. Capace di intessere rapporti istituzionali ad alto livello e coltivare amicizie politiche trasversali, sempre in prima fila nei convegni sulla legalità e la lotta alla ndrangheta, si è fatto fotografare con Matteo Renzi e Matteo Salvini, con Silvio Berlusconi, Pietro Grasso e anche il Papa.

Ma l'immagine sorridente accanto ad Alfano pubblicata da l'Espresso e scattata 3 anni fa, è alla convention dei vertici calabresi di Ncd a Cosenza. C'è anche un altro dei fermati, quell'Antonio Poerio che si occupava del catering nel Cara finché gli è stata revocata la certificazione antimafia. Gli interrogativi sono tanti, anche perché da 10 anni i carabinieri avevano sospetti sui rapporti tra il centro di Isola Capo Rizzuto e il clan Arena. Evidentemente, nessuno si era preoccupato al Viminale. E qualche mese dopo la foto che Sacco espone sul suo profilo Facebook, la Misericordia ottiene la gestione anche del centro di prima accoglienza di Lampedusa e lui sceglie per dirigerlo Lorenzo Montana, suocero del fratello di Angelino, Alessandro Alfano. Scoppiano le polemiche e lui alla fine rinuncia, ma lo scandalo è grande e Giovanni Tizian racconta sempre su L'Espresso che Sacco chiede l'intervento della sottosegretaria ai Beni culturali Dorina Bianchi (il padre è di Crotone e si è candidata a sindaco nel 2011) e dell'allora ministro Ncd Maurizio Lupi, che «volerà nel crotonese per rassicurare gli interessati». Tanti tasselli, insomma, sembrano accostare Sacco al partito di Alfano, anche se ora il ministro ironizza: «Un politico fa migliaia di fotografie. Non mi pare che nell'ordinamento ci sia il reato di fotografia».

No, non c'è. Eppure, in questa storia le foto dicono molto. Come l'altra del 2010, al battesimo del figlio di uno degli Arena, dove Sacco fa da padrino. Forse, visto che parliamo del centro per profughi più grande d'Europa e di gestire milioni pubblici, qualcuno doveva meglio controllare il governatore della Misericordia.

Ora Alfano è sotto attacco, il M5S chiede le dimissioni e la leader FdI Giorgia Meloni che riferisca in parlamento. I vertici delle Misericordie, «allibiti», pregano che «otto secoli di storia non vengano cancellati».

Anche da loro, certo, ci si poteva aspettare una scelta migliore.

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