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Il grande tabù è il caso Consip: mai nominato nella tre giorni

Il grande tabù è il caso Consip: mai nominato nella tre giorni

dal nostro inviato a Torino

L'inchiesta Consip è tabù. Nessuno ne ha parlato alla tre giorni Pd. Mai nominato quel nome che incute quasi paura. Ma il caso entra lo stesso tra i rivoli del Lingotto anche se tutti si divincolano. Per Guerini «il nostro obiettivo, per il bene del Pd, è tenere il tema Consip fuori da questa discussione», balbetta e scappa.

Ci prova Andrea Romano secondo il quale «indagini e condanna non devono essere la stessa cosa e Lotti non si dovrebbe assolutamente dimettere. C'è un'indagine in corso e a proposito di collaborazione con la magistratura, un minuto dopo aver letto dell'indagine, si è recato dai magistrati, e ha chiarito quello che doveva chiarire». Per Gennaro Migliore «non ci sono attacchi alla magistratura che piuttosto fa il suo lavoro» e anche secondo Stefano Bonaccini «i magistrati hanno il diritto e il dovere di indagare su ognuno di noi quando ricopriamo cariche pubbliche, e andare a verificare fino all'ultimo euro pubblico speso. I magistrati vadano fino in fondo ma magari facciano il prima possibile. Testa alta e schiena dritta, male non fare paura non avere. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare ma il garantismo non dovrebbe funzionare mai a senso unico e mai a giorni alterni». La stessa cosa che ha poi gridato Renzi dal palco riferendosi all'inchiesta che nelle ultime settimane ha coinvolto suo padre Tiziano: «I processi si fanno nei tribunali e non sui giornali, le sentenze le fanno i giudici e non i commentatori. Un cittadino è innocente fino a condanna non perché ha ricevuto un avviso di garanzia».

A tal proposito spunta la mozione dell'ex presidente del Pd campano Stefano Graziano, le cui accuse di associazione camorristica sono state archiviate, di «avviso di garanzia segreto» che però non trova molti consensi alla tre giorni Pd. Un'altra mozione di sfiducia è quella che il ministro Lotti (indagato per favoreggiamento) dovrà affrontare a giorni in Parlamento. Ieri era seduto in platea ma non ha proferito parola. Come è suo stile. Venerdì invece era presente all'apertura del congresso, suo padre, Marco Lotti. E i figli, si sa, so' piezz 'e core. «Luca di per se è tranquillo, noi un po' meno», aveva detto giorni fa. «La verità verrà fuori, e non mi interessa se verrà messa in 28esima pagina.

Mi interesserebbe piuttosto che chi sparla poi venisse punito».

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