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Grasso difende Saviano: "Può fare la fine di Siani o Impastato"

L'ex presidente del Senato interviene sul caso sollevato da Matteo Salvini a proposito della scorta di Roberto Saviano: "La camorra lo vuole morto da anni, senza la protezione rischia di fare la fine di Siani o Impastato"

Grasso difende Saviano: "Può fare la fine di Siani o Impastato"

"Dobbiamo scegliere da che parte stare: se con Saviano o con Salvini". Inizia così l'ultimo post pubblicato su Facebook da Pietro Grasso. L'ex presidente del Senato, ora senatore di Liberi e Uguali, ha preso posizione in maniera netta sulla polemica che vede protagonisti Matteo Salvini e Roberto Saviano. Dopo l'attacco dello scrittore al leader leghista ("Salvini è crudele, inumano e incapace") che ha risposto proponendo di discutere la revoca della scorta a Saviano ("Valuteremo la sua situazione"), Grasso ha difeso l'autore di Gomorra, che "rischia di fare la stessa fine di Pippo Fava e Peppino Impastato".

Questa la lettera pubblicata su Facebook dall'ex presidente del Senato. "Salvini è il ministro dell'Interno e, proprio in quel ministero, si decide chi deve essere protetto dallo Stato. Con le frasi di stamattina vuol far capire a Saviano di non criticarlo, di stare zitto, altrimenti può intervenire per lasciarlo senza protezione contro la camorra, che lo vuole morto da anni per le sue inchieste e per il suo essere diventato un simbolo della lotta alle mafie. Allo stesso tempo - continua Grasso - sta facendo passare l'idea che avere la scorta sia un privilegio e un costo, non una necessità che limita la libertà di chi è sotto protezione. La libertà di un giornalista di fare inchieste contro le mafie vale tutti i soldi che spendiamo per garantirgli di fare il suo lavoro". Quindi l'appello-ricordo in memoria di alcuni giornalisti caduti sotto i colpi della criminalità organizzata.

"Non vogliamo altri Pippo Fava, Peppino Impastato, Mario Francese, Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato, Mauro De Mauro, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Giuseppe Alfano", conclude l'ex presidente del Senato, contemplando dunque l'ipotesi che lo scrittore giornalista possa diventare un facile bersaglio della camorra se si decidesse di revocargli la scorta.

Cosa che per Salvini andrebbe fatta visto che "Saviano risiede per molto tempo all'estero", nella sua casa di New York.

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