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La Grecia ormai è un colabrodo L'esclusione da Schengen è vicina

Troppi migranti arrivano sulle isole, Atene non riesce a gestire l'emergenza. Ipotesi espulsione temporanea

La Grecia ormai è un colabrodo L'esclusione da Schengen è vicina

Atene - La Grecia non ha gli strumenti (politici, finanziari e gestionali) per fare da cuscinetto all'esodo biblico dei migranti. E la notizia apparsa sulla Associated Press di un'Unione europea pronta ad espellere già oggi la Grecia dalla zona di Schengen lo conferma. A causa della sua «inefficienza» nel proteggere i confini dai flussi di profughi, il termine di tre mesi fatto circolare dai media nelle ultime settimane potrebbe scendere a pochi giorni, come chiesto esplicitamente dal nuovo ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurti, in occasione della conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera. I documenti citati dalla AP indicano che le istituzioni competenti dell'Ue si stanno già preparando al termine di emergenza, limitando i viaggi senza passaporto a uno o più paesi. Per il momento non vi è stata alcuna reazione ufficiale da parte del governo greco, alle prese con la protesta degli agricoltori e con la traballante maggioranza appesa a soli due voti in vista della valutazione della troika, attesa il prossimo 22 febbraio ad Atene. Oggi, tuttavia, in teoria è iniziato il conto alla rovescia di tre mesi per adottare le misure necessarie ad evitare l'espulsione temporanea da Schengen. E le ruspe in tutto il paese sono al lavoro per creare centri che possano contenere altri 8000 immigrati, con 12,7 milioni stanziati da Bruxelles, twitta il commissario Dimitris Avramopoulos, nonostante le proteste dei cittadini e degli albergatori.Il vice presidente della Commissione europea, Valdis Ntomprofskis, in vista del Consiglio d'Europa di giovedì prossimo, ha sottolineato la necessità di un registro di ingressi nel timore di terroristi e per l'intensificazione dei respingimenti di coloro che non hanno diritto di asilo. Una posizione che ad esempio in Italia da più parti si sosteneva da tempo, anche prima del massacro del Bataclan, ma che sino a ieri era vista come la consueta lamentela degli euroscettici. Senza dimenticare che l'allarme è stato suonato solo dopo la totale apertura di Angela Merkel ai rifugiati, che in Austria proprio in queste ore sta portando alla costruzione di un muro al confine col Brennero.Ogni giorno circa duemila persone arrivano sulle coste greche, con gli scafisti che indisturbati partono dalla Turchia e, molto spesso, naufragano al largo di Lesbo e Kos, dove negli ultimi giorni si segnalano scontri tra residenti e polizia. Gli isolani non sono razzisti, si difendono, chiedono che a poche settimane dall'inizio della stagione turistica (l'unica fonte di sopravvivenza) non si costruiscano hotspot vicino agli alberghi. Stessa tesi perorata dal sindaco della cittadina di Paionia, Xristos Gkoutenoudis, che in una dura lettera indirizzata al syrizeo ministro dell'immigrazione Mouzala ha scritto che la costruzione di un campo permanente a meno di 30 chilometri dal confine è sbagliata, anche in considerazione dei potenziali danni al turismo. A Kos il comune intanto annuncia un referendum sugli hotspot per dare la parola ai cittadini. I richiedenti asilo ora arrivano con tassi maggiori fino a dieci volte rispetto al gennaio di un anno fa. Ma Bruxelles e Berlino anziché una strategia inclusiva e risolutiva, decidono di fare della Grecia il lazzaretto d'Europa, e la Nato solo ora si appresta a inviare mezzi navali. Con tanti saluti ad Unione ed Europa. «Troppe accuse reciproche sono in circolazione» osserva acido Sigmar Gabriel sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Il problema è che su questo tema le accuse non sono mai abbastanza.twitter@FDepalo

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