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Grillini irresponsabili e divisi. Sfasciano tutto per una faida

La rottura dell'intesa con il Pd organizzata da Beppe Grillo e Fico per frenare le ambizioni di Di Maio e Di Battista

Grillini irresponsabili e divisi. Sfasciano tutto per una faida

Hanno vinto i più veloci, quelli abituati a correre in strada. Spezzare l'asse Cinque Stelle-Pd-Forza Italia-Lega sul «Tedeschellum» era l'obiettivo di Roberto Fico, grillino dalle apparenze dure e dalle ambizioni pure. Obiettivo raggiunto. Gli sconfitti sono principalmente due: Luigi di Maio e Alessandro Di Battista, probabili premier e vicepremier del primo governo pentastellato, quello che sarebbe potuto nascere in autunno. Vince Fico, capogruppo alla Camera, presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, già giovane venditore di tappeti a Napoli, sua città natale.

Vendere tappeti è un po' come fare il comico: devi essere veloce, avere i tempi, per le battute e per chiudere l'affare. Fico ha unito tempismo e rapidità, Beppe Grillo l'ha già riconosciuto. La battaglia interna al Movimento non era solo sull'accordo a quattro per il proporzionale alla tedesca. Il cruccio vero di Grillo & Casaleggio è un altro, e ha a che fare coi sondaggi. Gli ultimi ufficiali, prima che scattasse il divieto, segnalavano «una netta discesa di M5s». La tendenza non sembra cambiata, anzi: la paura del Movimento è che le amministrative di domenica non mandino al ballottaggio nessun candidato nelle grandi città. E così Grillo, all'inizio riluttante, è sceso in campo: torna in piazza per provare a capire in fretta che aria tira tra gli italiani. Anche per questo vince la linea Fico, per questo la fine del «Tedeschellum» è solo uno degli aspetti della questione.

La legge salta sull'emendamento Biancofiore, che voleva il proporzionale anche per i collegi della Regione autonoma del Trentino Alto Adige. In fondo è un dettaglio, ma un pretesto serviva comunque. Una distrazione e un blitz, è andata così.

Fico dopo la vittoria finge di non esultare, di non credere al Pd, ma di non chiudere definitivamente la porta a un nuovo accordo: «Sono quattro anni e mezzo che ci bocciano le cose, è impossibile che non riescano a bocciare un emendamento sul Trentino. Noi chiediamo di continuare i lavori così come abbiamo deciso ieri in conferenza capigruppo. Abbiamo già chiuso tutto in commissione, non si capisce dove sia il problema». Poche ore dopo tocca a Beppe Grillo, dal suo blog. Non dice nulla di nuovo, ma non dice neppure «riproviamo a trovare un accordo sul Tedeschellum». Si limita a scaricare le colpe sui «franchi tiratori» che hanno sparato al segretario Renzi dai banchi dei deputati del Partito democratico. «Dai Pd, dicci la verità sulla legge elettorale», attacca il comico. Che ironizza: «La colpa? Non lo so. Questa è psicologia, paranoia, siamo nel campo degli psicodrammi. Quindi, per seguirvi dovrei chiamare il mio neurologo che adesso è dall'analista».

Battute, poco più, solo un passaggio che non viene sottolineato, ma che invece evidenzia la volontà di tornare davvero populisti, per evitare che le logiche del Palazzo infanghino il Movimento. Scrive Grillo sulla legge elettorale: «Noi volevamo esagerare, avevamo pensato di coinvolgere tutta l'Italia. Ma noi siamo ancora indietro, voi siete avanti col pensiero».

Ha vinto Fico, Grillo ha apprezzato. Di Maio e Di Battista dovranno farsene una ragione: potranno essere eletti un'altra volta, probabilmente non riusciranno a governare. È fallito anche il modello-Torino, amministrare Roma sembra impossibile.

Forse la ricetta è un'altra: correre sempre per fuggire dalle responsabilità.

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