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Quel grillino No Triv che lavorava per i petrolieri

Il deputato Rospi vuole una commissione d'inchiesta sui pozzi ma era a libro paga Eni

Quel grillino No Triv che lavorava per i petrolieri

Domenico Di Sanzo

La storia è curiosamente simile a quella dell'ingegnere scelto da Toninelli per indagare sul crollo del Ponte Morandi di Genova, un ex consulente della società Autostrade. Ma forse in questo caso il paradosso è ancora più grottesco: alla Camera c'è un ingegnere grillino che vuole investigare su se stesso. Appena prima della chiusura estiva del Parlamento, il 7 agosto, a Montecitorio viene presentata una proposta di legge per l'istituzione dell'ennesima commissione d'inchiesta. Il tema è il petrolio. Il titolo, che si può leggere sul sito della Camera, recita così: «Istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle attività di prospezione, ricerca, coltivazione, estrazione, stoccaggio e raffinazione di idrocarburi in mare e in terraferma e su eventuali illeciti ambientali ad esse correlati». Fin qui nulla di strano. Il M5s da sempre si batte contro le estrazioni di petrolio, sia sulla terra, sia in mare. Basti ricordare le battaglie dei No-Triv sulle trivellazioni nel mar Jonio e la dura opposizione alle attività petrolifere in Basilicata.

Infatti, il primo firmatario della proposta è proprio un deputato lucano. Gianluca Rospi, 40 anni, ingegnere edile di Matera. L'onorevole vanta un curriculum tecnico di tutto rispetto: laurea in Ingegneria Edile - Architettura all'Università Politecnica delle Marche, dottorato di ricerca in Architettura, Costruzioni, Strutture conseguito nello stesso ateneo. E poi docenze a contratto alla facoltà di Architettura dell'Università della Basilicata, partecipazioni a convegni all'estero e decine di pubblicazioni. Tra le molteplici attività svolte negli anni dal «portavoce» Rospi c'è anche una collaborazione con Eni S.p.A. La società del «cane a sei zampe» che gestisce la maggior parte delle attività di estrazione petrolifera in Italia, sulle quali l'ingegnere grillino vorrebbe indagare dall'alto di una commissione parlamentare.

Il deputato ha lavorato per la compagnia da gennaio 2010 a gennaio 2013. Con un «contratto di consulente tecnico esterno per conto della Eni per «Servizi di ingegneria, architettura, acquisto delle convenzioni per la costituzione di servitù e della documentazione per provvedimenti coattivi relative all'area di competenza del Distretto Meridionale». Come scrive lui stesso nel curriculum, disponibile su internet, si è occupato del «progetto esecutivo strutturale per l'allestimento e la messa in produzione della postazione di estrazione petrolifera Pergola 1 ». Sempre nei pozzi lucani della Val d'Agri ha lavorato al «progetto esecutivo di variante per l'intervento di bunkerizzazione dell'edificio della sala di controllo del Centro Oli Val d'Agri di Viggiano (Pz)». E ancora nei pozzi Mei, Monte Enoc 6/7, Monte Enoc 3, Monte Alpi 1 Nord, Pozzo Volturino 1, Pozzo Alli 2. Un'attività intensa, soprattutto nel 2011, e, naturalmente, remunerata dalla multinazionale del petrolio.

Ma c'è chi suggerisce un'altra lettura, altrettanto paradossale. Rospi sognerebbe di fare il presidente della commissione sul petrolio, anche in virtù della sua esperienza nel campo delle estrazioni.

Prima della folgorazione a Cinque Stelle.

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