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Grillo salta sul carro di Donald: "Pazzesco". Ma lui non c'entra nulla con il tycoon

Programmi, ideologie e filosofia: il M5S è la negazione del Trump-pensiero

Grillo salta sul carro di Donald: "Pazzesco". Ma lui non c'entra nulla con il tycoon

«Ci sono analogie tra questa storia americana e i Cinque Stelle». L'ultima battuta di Grillo fa ridere. E non succedeva da tanto tempo. Anche se, in linea con lo spirito dei tempi e del suo partito, la comicità è stata a sua insaputa. Perché lui, purtroppo, era serio. Dopo due anni di campagna elettorale americana a ritmi serratissimi, durante i quali tutti, ma proprio tutti, hanno detto la loro su Donald Trump e lui, Beppe Grillo, se ne è stato zitto zitto, ora salta sul carro del vincitore. Con disarmante disinvoltura. Con una faccia di bronzo da competizione.

«È pazzesco - ha commentato dal suo blog in evidente stato di euforia - Questa è la deflagrazione di un'epoca. È l'apocalisse dell'informazione, della televisione, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Questo è un vaffanculo generale. Trump ha dato un VDay pazzesco». Si sintonizza subito sulla stessa lunghezza d'onda anche Virginia Raggi che promette di invitarlo in Campidoglio quanto prima. E, percepito il segnale, tutta la galassia grillina, reale e virtuale, sbatte i tacchi e si allinea all'uomo al comando. Con tale sprezzo del ridicolo che nel pomeriggio si muove pure Luigi Di Maio per spiegare che non si può fare un paragone tra il presidente eletto ed il comico genovese. Di fatto correggendo il tiro dello stesso Grillo. Anche perché, dal punto di vista programmatico, ideologico e financo filosofico, il Movimento Cinque Stelle è la negazione del Trump-pensiero. Se Donald è la tesi, Beppe è l'antitesi. In tutto (o quasi). Forse Grillo ha preso un abbaglio vedendo le cinque stelle degli alberghi extra lusso di proprietà del magnate newyorchese.

The Donald è un imprenditore, un ultra liberista, un animale da giungla turbocapitalista, un duro uomo d'affari che nel corso degli anni ha costruito e accresciuto, con abilità, il proprio impero personale. Ve lo immaginate alle prese con i teorici della decrescita felice? Con i nemici del mercato, con quelli che a lui - che ha iniziato la carriera come costruttore edile - in nome di qualche vincolo ambientale non avrebbero nemmeno fatto mettere una tenda canadese a Central Park?

I pentastellati sono i codini difensori formali di una morbosa moralità, di uno stile di vita quasi monastico; Trump è il testimonial vivente di un senso smagato della vita.

Per non parlare dell'immigrazione. Donald non usa mezzi termini e non ha paura di uscire dall'argine del politicamente corretto; vuole bloccare il flusso di clandestini con tutti i mezzi, anche erigendo muri o mettendo al bando le frange islamiche più estreme. I grillini ondeggiano tra il buonismo terzomondista e mai punterebbero il dito contro i fedeli di Maometto. Sarebbe troppo politicamente scorretto o coraggioso. Non solo. I seguaci di Grillo e Casaleggio junior sono latori di un pacifismo assoluto, ai limiti del masochismo. Trump è invece un indefesso sostenitore della libera circolazione delle armi e della difesa personale. Tanto lui è fiero della sua appartenenza nazionale, quanto loro dissolvono l'appartenenza territoriale nella liquidità della rete. Certo, sia i grillini che i trumpiani vengono catalogati dalla stampa snob (quella che non aveva capito un accidenti di quello che stava ribollendo sotto la pelle degli States), ma è troppo poco per poter trasformare abissali differenze in sostanziali somiglianze. La fortuna di Grillo è che probabilmente il presidente eletto degli Stati Uniti non leggerà la sua dichiarazione, perché questa volta potrebbe arrivare un vero vaffa intercontinentale..

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