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Guaidó punta su Salvini. Pressing di Fi sul governo

Il presidente ha scritto anche a Conte e Di Maio Lunedì la delegazione venezuelana al Viminale

Guaidó punta su Salvini. Pressing di Fi sul governo

Il destino del Venezuela è sempre più intrecciato con quello del nostro governo. Lunedì una delegazione venezuelana, così come chiesto dal presidente di turno dell'Assemblea di Caracas, Juan Guaidò, sarà ricevuta al Viminale da Salvini. Potrebbe trattarsi di una prima crepa nel muro eretto dal nostro governo in favore del presidente Nicolàs Maduro, che ha più volte ringraziato il nostro Paese per la solidarietà. La lettera, d'altronde, era stata inviata ai due vicepremier e al premier Conte. Solo Salvini, però, finora ha risposto. Mentre Di Maio continua, con il silenzio, a difendere lo status quo venezuelano. Ed è su questa crepa che buona parte dell'opposizione parlamentare sta spingendo per promuovere una svolta nelle relazioni diplomatica tra l'Italia e il Paese sudamericano, travolto da una crisi politica ed economica senza precedenti. In buona sostanza sia Forza Italia che il Partito democratico puntano tutto sulla Lega per mutare l'atteggiamento di Palazzo Chigi nei confronti della crisi venezuelana. Le opposizioni continuano cioè a chiedere a gran voce che il governo riconosca quantomeno lo stato di crisi del Venezuela e si facciano promotori di un ritorno quanto prima al voto democratico affinché da questa crisi il popolo venezuelano possa uscirne il più presto possibile. E il primo passaggio è ovviamente negare il riconoscimento diplomatico alla presidenza Maduro, come richiesto appunto da Guaidò.

Forza Italia a questo proposito nota il forte divario tra le posizioni di Lega e Cinque Stelle (orientati questi ultimi a mantenere come punto fermo la Costituzione venezuelana e il voto del maggio scorso che ha visto Maduro vincere le presidenziali davanti agli osservatori internazionali). «Sui due dossier più caldi del momento - nota Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia - Venezuela e Afghanistan, il governo Conte è solcato da divisioni sempre meno sostenibili. Siamo l'unica tra le grandi democrazie occidentali a non condannare apertamente il regime liberticida di Maduro, una posizione che sta umiliando decenni di politica estera a causa della deriva chavista dei Cinquestelle».

Martedì 12 febbraio il ministro degli Esteri Moavero Milanese riferirà in Senato a proposito della crisi di Caracas mentre i partiti continuano ad appellarsi al premier Conte affinché sposi la linea comune dell'Unione europea. «Conte deve scegliere tra Salvini e Di Battista - sottolinea ancora la Bernini -. Se non lo fa abbia almeno il coraggio di trarne le conseguenze politiche nominando Di Battista alla F«rnesina al posto di Moavero Milanesi».

Tra i più appassionati sostenitori della «via democratica» anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che ha ricevuto minacce dai sostenitori di Maduro, senza arretrare di un passo. «Non possiamo metterci le fette di prosciutto davanti agli occhi - afferma -. L'Italia sta impedendo all'Europa di contare di più in una scelta fra un dittatore efferato e la democrazia». Una crisi, quella venezuelana che vede lottare sullo stesso fronte i rappresentanti di Fratelli d'Italia e quelli del Pd.

Una delegazione dei primi, guidata da Francesco Lollobridiga, ha incontrato la comunità venezuelana in Italia che ieri manifestava davanti a Montecitorio contro Maduro.

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