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Gucci operazione taglia e cuci E sfila in una sala operatoria

Teste mozzate e cyborg femministe: Michele è surreale Lustrini e contrasti per le moderne Majorette di N21

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La costruzione della personalità come processo fluido e in costante divenire: ecco cosa è stato capace di portare in passerella Alessandro Michele, il magico direttore creativo di Gucci che archivia il 2017 con un giro d'affari di 6,2 miliardi di euro grazie all'astronomica crescita del 45 per cento. La sfilata delle collezioni uomo e donna per il prossimo inverno si svolge in uno spazio freddo e asettico che fa da sfondo a sei postazioni chirurgiche con tanto di lettini e blocco luci da ospedale. «Una camera operatoria per cyborg» spiegano i bene informati tra cui Vanni Attili, docente di urbanistica alla Sapienza di Roma e storico compagno del designer.

È stato proprio lui a consigliargli di leggere Manifesto Cyborg, il libro (Feltrinelli Editore) scritto dalla filosofa femminista Donna J. Haraway sulle interazioni tra scienza e identità di genere. Da qui la necessità di una riflessione a tutto tondo sul tema no gender che è centrale nella poetica creativa del designer, unico italiano tra le cento persone più influenti del pianeta secondo Times. «Sono felice di essere nato ibridato, mi appassiona il non capire e penso che ci sia un Frankenstein in ognuno di noi» dichiara al termine della sfilata. «Il mio è un lavoro chirurgico perché la rappresentazione di noi stessi passa attraverso una sala operatoria che è il nostro cervello continua dovremmo sempre cercare di accudire la nostra testa e ricordarci che i vestiti lo possono fare poeticamente». Lo show comincia infatti con un modello e una modella che trasportano la prefetta riproduzione delle loro stesse teste. L'effetto di primo acchito è un po' macabro, ma poi ci si accorge che in quasi tutte le uscite ci sono incredibili copricapo: dal turbante blu dei Sik al passamontagna coperto da una cascata di cristalli, da una specie di velo da Madonna barocca a un oggetto esteticamente modificato tra la toque e il tricorno veneziano. Sotto come sempre c'è di tutto: un sublime abito da sera in velluto rosso, un cappotto-mantella in tessuto spigato cammello, l'impermeabile fatto con l'iconica stampa Flora su seta cerata, sneaker ingabbiate negli Svarowsky, pantofole lussuose e incantevoli bijoux. I passi di questi incantevoli mutanti sono scanditi dalla musica celestiale dello Stabat Mater e quando esce la modella con in braccio la prefetta riproduzione di un cucciolo di drago quasi ci si commuove perché in fondo è vero che la natura può essere sovrannaturale e che l'ordine nasce sempre dal caos. Da N°21 è di scena una visone notturna e sorprendente della femminilità. Lei è una majorette, del tipo moderno e interessante che fa questo strano mestiere a metà strada tra sport e spettacolo per pagarsi gli studi o anche solo per divertimento. Ha anche un fidanzato che la va a prendere dopo il lavoro e si preoccupa di coprirla con il suo parka in cvavallino. Sotto la nostra eroina ha evanescenti gonnelline con le palme glitterate, sublimi pullover con frange di pailette, la sottoveste di broccato color oro e un senso molto sofisticato della decorazione. Una volta di più Alessandro Dell'Acqua raggiunge le più alte vette della creatività apparentemente senza sforzo e con il più alto tasso di modernità che si mossa immaginare.

Da Shangai Tang, storico marchio del lusso cinese rilevato da Alessandro Bastagli insieme con il Fondo di private equity Cassia, esce finalmente allo scoperto Massimiliano Giornetti, il talentuoso direttore creativo che un paio d'anni fa ha lasciato Ferragamo dopo 16 anni di duro lavoro che hanno portato la griffe ai planetari successi della quotazione in borsa. La sua mano inconfondibile si vede in tutti i capi costruiti con sapienza sartoriale e con le più sensazionali scelte cromatiche. Memorabile una giacca da mandarino in mohair con macro pied de poule, il bolero di visone iper colorato e il parka con un dragone dorato sulla schiena. Da Moschino Jeremy Scott immagina di avventurarsi nell'area 51 nel deserto del Nevada dove nel '47 c'è stato il famoso incidente di Roswell con tanto di fuga di notizie militari sotto forma di foto e filmati su presunti alieni.

Da qui l'idea di una belle collezione di cappottini e tailleur di foggia molto spaziale: tra Courréges e Pierre Cardin.

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