Politica

Guerra per bande nel Giglio magico

Dem in frantumi persino sulla futura collocazione in Europa

Guerra per bande nel Giglio magico

Roma L'unità nel Pd regge solo nel momento della votazione, che in assemblea nazionale elegge Maurizio Martina segretario fino al prossimo congresso. L'accordo accontenta tutte le anime dem: l'ex ministro dell'Agricoltura resterà in carica fino al congresso che si terrà entro il mese di febbraio del 2019, prima delle elezioni europee. Una tregua di facciata, violata subito dallo scontro a distanza tra Calenda e Orlando, per un Partito democratico spaccato anche sulla collocazione europea: Sandro Gozi suggerisce l'abbraccio con Macron mentre Francesco Boccia strizza l'occhio al movimento spagnolo Podemos.

Con il passaggio di ieri in assemblea nazionale, si chiude una lunga e tormentata transizione post-renziana e si apre la corsa al riposizionamento tra le varie anime dei dem in vista sia della battaglia congressuale che della riorganizzazione interna. Nicola Zingaretti, con la candidatura alla segreteria nazionale, fa il proprio esordio tra le correnti del Pd: il governatore del Lazio può contare sull'appoggio di Andrea Orlando e Gianni Cuperlo ma punta ad allargare la propria area con l'adesione di prodiani, ex veltroniani, come Goffredo Bettini, e la pattuglia dei sindaci, da Beppe Sala (Milano) a Emilio Del Bono (Brescia). Matteo Renzi, nel suo discorso all'assemblea, ha sfidato gli avversari: «Perdete anche il prossimo congresso». Ad oggi, il Giglio magico è diviso in tre tronconi. La coppia Boschi-Lotti vorrebbe schierare il sindaco di Firenze Dario Nardella per la corsa alla segreteria nazionale. Matteo Richetti sta girando sezioni e territori per raccogliere appoggi a una eventuale discesa in campo al congresso. Richetti, al momento, non ha scaldato il rottamatore. La terza area renziana fa capo a Lorenzo Guerini e Graziano Delrio: il capogruppo alla Camera dei Deputati del Pd si è ritirato dalla corsa per la guida dei dem. Mentre Guerini potrebbe tentare la sfida ma non avrebbe l'appoggio di Boschi e Lotti.

Matteo Orfini, il renziano «buono» per tutte le stagioni, passato da Renzi e Martina senza perdere la poltrona, è stato sedotto e abbandonato dal rottamatore. Il presidente del Pd sta cercando nuove coperture per conservare un posto al sole. Il segretario Martina ha ricevuto un'investitura quasi unanime: la corrente di Martina può contare sull'adesione di Piero Fassino, Gianni Pittella e del fronte Dem di Michele Emiliano e Francesco Boccia. Di recente formazione è l'area dell'ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che punta al superamento del Pd con il Fronte Repubblicano: obiettivo che non impedisce a Calenda di fare campagna acquisti nel Pd. L'ex premier Paolo Gentiloni e gli ex ministri Dario Franceschini e Roberta Pinotti sono i primi «calendiani».

Non è ancora una componente del Pd ma la fronda dei governatori del Sud, da Vincenzo De Luca a Mario Oliviero, guarda con interesse al Fronte.

Commenti