Cultura e Spettacoli

La guerra dei robot

Elon Musk contro Google e Facebook, Stephen Hawkins contro il mondo nelle mani degli automi. L'intelligenza artificiale divide i guru del futuro: in difesa (anche) del proprio

La guerra dei robot

Legge numero 1: Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Legge numero 2: Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge. Legge numero 3: Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge. E poi la Legge Zero, messa davanti alle altre tre: Un robot non può recare danno all'umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l'umanità riceva danno. Quanto sopra è perfettamente a conoscenza di una qualsiasi amante della fantascienza: le ha scritte nei suoi romanzi Isaac Asimov, uno che aveva capito tutto con 70 anni di anticipo. Ed ora che il futuro è adesso, quello che sembrava solo un'idea per una serie di libri è diventata attualità, dalla quale non ci si può più sottrarre. Tanto che, impegnati a preoccuparci del destino del mondo in mano agli uomini, non abbiamo capito che è iniziata un'altra guerra: quella dei robot. Elon Musk contro Google e Facebook, insomma; Bill Gates e Stephen Hawking contro tutti quelli che pensano che la nostra vita nelle mani di un automa sia solo progresso. E non un pericolo.

Musk, appunto, l'inventore della Tesla, la macchina completamente elettrica e autonoma i cui modelli cominciano ad essere sempre più familiari sulle strade del mondo. E ideatore di Space X, l'agenzia che ha prodotto il primo razzo spaziale riciclabile, un affare da miliardi di dollari che comincia a produrne moltiplicati per dieci. Lo stesso Musk che tra le sue varie attività ha aperto anche Open AI, dove AI sta per Artificial Intelligence. E se qualcuno pensa che tutto ciò stia dalla parte dei robot si sbaglia: è una società che vuol aprire ai ricercatori di tutto il pianeta gli studi sull'intelligenza artificiale, in modo che l'intelligenza artificiale non sovrasti quella dell'uomo. Robot contro robot insomma, per difendere noi umani.

Il contrasto è (per il momento) culturale, ma non senza esclusioni di colpi: Larry Page (Google) e Mark Zuckerberg (Facebook) pensano infatti che Musk sia solo «un po' isterico», Elon invece ribatte che le aziende che stanno dominando il mondo del web vogliano diventare ancora più forti e totalitarie. Studiano da tiranni del futuro. Il pericolo insomma è che le prossime superintelligenze non servano solo per farci riconoscere da uno smartphone o per sapere in anticipo cosa venderci in un negozio on line. Per Musk una cosa è far guidare una macchina da un computer, un'altra è non sapere dove ci sta portando. E ci vogliono dunque dei limiti che solo un'intelligenza senza limiti può trovare. Gli eserciti sono al lavoro: mentre i giganti del web sfornano settimana dopo settimana novità per renderci più comoda la vita mettendoci (sostiene qualcuno) sempre più sotto controllo, Musk ha aperto la sua palestra virtuale chiamata Universe per spiegare alle AI come parlano, giocano, si muovono e si comportano gli uomini. E come l'ingresso nel mondo degli alieni sotto forma di chip possa rovinare l'equilibrio invece di portare benessere. Come, in pratica, debba sapere di noi un'AI per spiegarlo ad un'altra AI senza condizionamenti umani. E con tutti i mezzi.

Alla fine il pericolo del futuro non è quindi solo perdere il lavoro o la libertà: è anche perdere noi stessi. E se è vero che l'intelligenza sarà sempre più artificiale, la verità è che alla fine sia sempre quelle umana a poter condizionare il mondo che verrà, mettendolo nella testa di un robot. La guerra è dunque cominciata: c'è in ballo il cervello di tutti. Ma viene anche il sospetto che ci sia anche in gioco l'intelligenza di pochi.

Soprattutto quando, come nel caso di Musk e dei suoi nemici, sia talmente smisurata da voler rimanere unica.

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