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Guerra di nervi Marino-Pd Il sindaco: dimissioni domani

Il primo cittadino prova a resistere, ma deve annullare l'intervista con Fazio e cedere all'ultimatum del partito. L'attacco di Orfini: «Non può darci lezioni»

Guerra di nervi Marino-Pd Il sindaco: dimissioni domani

Contenuto, più o meno, entro i confini ossei di una calotta cranica, il bunker nel quale si trova asserragliato Marino è il più sicuro e inaccessibile dell'universo. Ignazio lo trova confortevole da impazzire, e lo ama. Ricambiato.

È per questa stessa ragione, però, che dalle parti del Nazareno suona a distesa la sirena dell'«allarme rosso», con atteggiamenti che stanno tra una tenue disponibilità a trattare, la voglia di un'azione con diserbanti e la trepida attesa di un attacco degli alieni. Lo scontro con Marino, per il momento, è feroce: chiacchiere e orchestra mediatica a parte, il primo successo della cricca di Renzi è stato ieri l'annullamento della prevista serata del dimissionario sindaco di Roma da Fabio Fazio a Che tempo che fa , in collegamento diretto dal Campidoglio. Una breve intervista condotta da Fazio e Gramellini, confermata fino al forfait del pomeriggio: «Sono un po' stanco, rimandiamo alla prossima settimana?». Eppure Marino ci teneva molto, anche per l'attestazione in tv di una fascia tricolore che fatica a lasciare e che gli sarebbe piaciuto mantenere fino alla prima udienza del processo a Mafia Capitale , così da accreditare la propria versione della storia: «Sono il sindaco che ha combattuto la mafia e che per questo è stato fatto fuori». Ma la guerra di nervi innescata con il Pd ha sortito l'immediato irrigidimento di un diktat: «O lasci lunedì o ti sfiduciamo noi in Consiglio». Così che Marino pareva alla fine un po' logorato, dopo una giornata a dar sfoggio di forza e serenità.

Ricevuta di buon mattino la visita a casa (pare in segno d'interessata solidarietà) della presidente Acea da lui nominata, Catia Tommasetti, il sindaco è arrivato in ufficio dall'ingresso secondario della Protomoteca, dedicandosi all'organizzazione delle truppe. Della ventina di consiglieri (tra pidini, lista civica, vendoliani e il radicale Magi) che gli avevano giurato fedeltà e si erano dichiarati pronti a «una verifica seria», si sono presto smarcati i piddini, richiamati all'ordine dal Nazareno. «Siamo uniti e coesi nelle decisioni, precise e irrevocabili, prese assieme al commissario romano e alla Direzione nazionale...», faceva sapere un irritato capogruppo Panecaldo. A poco serviva rincuorarsi con una petizione on-line (26mila firme) e il presidio di sostegno annunciato per oggi. Dalla riunione con i presidenti dei Municipi, molti dei quali restii allo scioglimento anticipato, Marino deduceva che resistere a Renzi era impossibile: «Ogni scenario che avete visto circolare è solo veleno ed è privo di fondamento», diceva loro confermando che si dimetterà domani: «Dimissioni che tra 20 giorni diventeranno irrevocabili».

Il sindaco resta però intenzionato a vender cara la pelle, magari persino alle prossime elezioni, che il Pd vorrebbe persino rimandare sine die , affidandosi a un commissario gradito (ma Cantone faceva sapere di non esser disponibile, Sabella chissà). Sulla scrivania capitolina, a mo' di coperta di Linus , c'è sempre l'agenda nera che, tra quelle colorate del sindaco, parrebbe contenere i segreti più inquietanti con il quale Marino conta di tenere in scacco Renzi. Non di raccomandazioni si tratterebbe, visto che il sindaco vi annota come «i turborenziani mi hanno massacrato da subito senza motivi». Ma la tragedia è che se i Marino passano, il Pd resta, come scriveva la Jena sulla Stampa di ieri. Così la resa sarà frutto di ancora un po' di scambi velenosi. Come quello del presidente pidino Orfini, accusato dal Capo di non aver saputo tenere a bada la situazione. «Marino ha fatto molte cose buone, ma non può dire che senza di lui torna la mafia. Così come la bonifica degli uffici comunali dai dirigenti infedeli è cominciata quando faticosamente abbiamo convinto Marino a farla, con due anni di ritardo. Nessuno può darci lezioni su questo. Non voglio credere che Marino abbia detto le cose che ho letto, spero che trovi il mondo di smentire». Pizzino dopo pizzino in una lunga guerra di posizione.

Vince chi ha il nervo più lungo (e saldo).

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