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La guerra tra Pd e Mdp si combatte sul fantasma del socialismo

Roberto Speranza, del Movimento Democratici e progressisti, denuncia che il presidente del Partito socialista europeo, il bulgaro Stanishev, vuol tenere fuori dal Pse il suo nuovo partito. Il fantasma del socialismo italiano aleggia ancora sulla politica italiana

La guerra tra Pd e Mdp si combatte sul fantasma del socialismo

Strano ma vero. I politici italiani tornano a litigare sull'eredità socialista. O meglio, ciò che resta dell'eredità socialista. Visto che nessuno ha (ancora) saputo né voluto fare i conti con Bettino Craxi, che ha scritto una pagina importante nella storia del socialismo italiano (ed europeo).

Ma andiamo per gradi. Roberto Speranza, deputato del neonato Movimento Democratico e progressista, fa sapere che il presidente del Partito socialista europeo, il bulgaro Sergei Stanishev, ha pronunciato un editto per tenere la nuova formazione fuori dal Pse. "Le parole di Sergei Stanishev - scrive Speranza sull'Huffington Post - raccontano bene la crisi che il movimento socialista e democratico sta vivendo in tutta Europa. È evidente che Stanishev è mal consigliato e conosce poco le vicende politiche italiane, come del resto ha già dimostrato in occasione del Referendum Costituzionale del dicembre scorso. Negli ultimi anni milioni di elettori del centrosinistra italiano si sono allontanati dal Pd a causa di politiche sbagliate su lavoro, scuola, ambiente, welfare, negando disinvoltamente l'identità originaria del partito. La nascita di un nuovo Movimento è conseguenza di questo processo e risponde alla necessità di riaffermare i valori fondativi della tradizione democratica e socialista, a partire dalla lotta contro le diseguaglianze".

Un passaggio davvero molto interessante, da cui emerge a chiare lettere che, almeno a parole, Speranza e i suoi compagni in qualche maniera tengono alla tradizione socialista. Peccato però che né il nome del movimento né i punti di riferimento ideali sembrano guardare davvero al socialismo. Abbiamo ripetutamente letto e sentito, invece, diversi richiami al vecchio Pci. Ad esempio dalle parole di Enrico Rossi, che rivendica con orgoglio le proprie radici comuniste. Oppure alla "ditta" di Pier Luigi Bersani, che si richiama sempre alla medesima storia.

In una lunghissima chiacchierata con Eugenio Scalfari, sulle colonne di Repubblica, Walter Veltroni alcuni giorni fa aveva elencato tutti i punti di riferimento ideale della sinistra. Anche qui, però, mancavano i richiami al socialismo. Segno che questa tradizione politica è stata volutamente seppellita.

Un'operazione così spudorata che ha spinto il segretario del piccolo Psi ancora in vita, Riccardo Nencini, ha protestare a gran voce (anche se pochi se ne sono accorti): "Caro Walter, i miei figli hanno letto la tua intervista. Mi hanno chiesto: 'Babbo, ma il romanzo del socialismo italiano che ci hai raccontato è una novella? Ho affondato gli occhi con stupore in quelle due pagine. Non ce n'è traccia. Cancellata del tutto una parte, e che parte, della storia della sinistra italiana. Eppure - proseguiva Nencini - le conquiste civili e sociali del secondo Novecento portano tutte la firma di governi in cui socialisti e cultura laica si sono battuti perché l'Italia fosse più libera, il mondo del lavoro più protetto, la parità tra sessi realizzata. Non devo ricordare a te l'elenco delle cose fatte".

E Nencini proseguiva in questo modo: "Senza socialisti e radicali, senza la tradizione liberal-democratica, e magari con i comunisti di fede togliattiana al governo, non saremmo diventati ciò che siamo. Le sinistre, in Italia, sono sempre state due, da tempo immemorabile. Quella che ha avuto ragione, la sinistra cui la storia universale ha dato ragione, non è la sinistra che si richiamava alla tradizione comunista. Intendiamoci bene: non intendo mettere sotto accusa nessuno. Gli storici hanno già fatto il loro lavoro. Semmai, mi ribello alla contraffazione, alla 'damnatio memoriae', a un taglio delle radici che ritengo del tutto irricevibile e che, se utilizzato in un esame universitario, provocherebbe l'espulsione dello studente (o del docente) dall'aula con tanto di cappello d'asino sulla testa. Via Nenni, Brodolini, Fortuna, via Spadolini, La Malfa, Craxi, Baslini, via Pannella, via Saragat e Pertini, via tutti. Obliterati. Destinati al tritacarte".

Comprensibile lo sfogo di Nencini. Anche se ormai i socialisti in Italia non si presentano neanche più alle elezioni. Quindi uno legittimamente può domandarsi: ma esistono ancora?

Ora Speranza, in evidente polemica con il Pd renziano, grida al complotto contro i Democratici e Progressisti: "Sarebbe stato il caso, da parte del Presidente del PSE, prima di procedere ad un singolare quanto illegittimo diniego preventivo alla futura richiesta di adesione di Mdp alla famiglia socialista, di approfondire le ragioni ed ascoltare le motivazioni che hanno portato alla nascita di questo nuovo soggetto politico. Ci saremmo aspettati in questi mesi altrettanta determinazione nei confronti di quei Partiti Socialisti che nell'Europa dell'est condividono l'innalzamento dei muri contro gli immigrati o si alleano con l'estrema destra, o verso lo stesso leader del PD che appoggia apertamente nella campagna elettorale francese Emmanuel Macron e non invece, come sarebbe logico e necessario, il candidato del Partito Socialista francese Benoit Hamon".

Sembra solo una polemica interna. Anche se dai toni usati sembra che Speranza tenga davvero tanto alla tradizione socialista. "Vogliamo essere chiari: noi siamo e rimarremo ancorati ai valori democratici e socialisti. Per questo avvieremo un confronto in Europa e nelle diverse capitali europee, con i partiti del centrosinistra, Socialisti, Socialdemocratici e Laburisti, per spiegare i cambiamenti in atto in Italia e le ragioni delle nostre scelte".

A onor del vero uno dei primi atti compiuti da Renzi dopo che fu incoronato segretario del Pd fu quello di aderire in pieno, senza sé e senza ma, alla grane famiglia socialista europea. Non fu una mossa di poco conto, visto che il Pd era nato dall'incrocio di due tradizioni, quella della sinistra Dc (Ppi poi Margherita) e quella ex comunista (Pds-Ds). Per anni, dunque, in Europa il Pd era rimasto né carne né pesce. Fino alla "svolta" renziana. Che però non c'è stata sino in fondo. Renzi non ha mai voluto fare i conti con la tradizione socialista autonomista del Psi (non solo Craxi ma anche Pietro Nenni, per intendersi, quello che rese possibile il primo vero centrosinistra in Italia, negli anni Sessanta). E lo stesso hanno fatto gli ex Ds. Hanno preferito tutti restare arroccati sulle proprie posizioni. Oggi tornano a litigare sui "valori" del socialismo europeo.

Quel socialismo che un tempo rinnegavano e poi hanno, per convenienza, sposato.

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