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La guerra persa sull'abolizione delle Province

La guerra persa sull'abolizione delle Province

Non tutto il male viene per nuocere. Ricordate l'abolizione delle Province? L'ex-premier Renzi, pensando di fare il furbo, aveva utilizzato la possibile cancellazione di questi enti territoriali come specchietto per le allodole per indurre gli italiani a votare «Sì» al referendum dello scorso 4 dicembre. L'«escamotage» di Matteo non ha funzionato perché la vittoria dei «No», oltre a mandare a casa l'ex-sindaco di Firenze, ha avuto anche qualche contraccolpo negativo: queste benedette Province sono rimaste nella terra di nessuno senza che si capisca che fine faranno.

Ma ecco l'idea: perché non riproporre la creazione della Provincia unica di Romagna con più di un milione e 120 mila abitanti? L'idea, che era stata avanzata qualche anno fa dall'allora sindaco di Forlì, lo storico Roberto Balzani, e dal sottoscritto, piace adesso a molti, tanto che i sindaci delle principali città di quel rettangolo di terra che va da Imola alla Repubblica di San Marino, rilanceranno la proposta in grande stile nel prossimo mese di maggio. L'accorpamento avrebbe un doppio effetto positivo: da una parte, infatti, consentirebbe un discreto risparmio perché si potrà passare dalle attuali tre Province (Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini) ad una sola, mentre dall'altra sarebbe il coronamento storico di una vecchia aspirazione autonomista di molti romagnoli: non ci sarà la Regione Romagna, ma la Provincia unica sì.

Il progetto dovrà essere approvato dalla maggioranza qualificata della popolazione romagnola suddivisa in 73 Comuni: un traguardo che non è difficile raggiungere se già le città più importanti hanno già dato l'adesione all'iniziativa. Il via libera definitivo spetterà, poi, al Parlamento.

Certo, dovranno essere superati certi egoismi cittadini, legati ai piccoli privilegi degli amministratori locali e a certe faide parrocchiali (ad esempio: dove andrà la prefettura della Provincia unica?), ma l'adesione già ottenuta da parte dei sindaci dei centri più grandi, a cominciare da quello di Ravenna, è particolarmente significativa. La gente di Romagna è stata sempre molto orgogliosa delle proprie origini: racconta Giovanni Ansaldo che Leo Longanesi, il maestro in giornalismo di Montanelli, fondatore di «Omnibus», il primo rotocalco italiano, e soprattutto romagnolo doc (di Bagnacavallo), quando attraversava in auto una regione d'Italia, diceva sempre, quasi a voler sottolineare il primato della sua terra: «Da noi in Romagna...».

Credo proprio che, a 60 anni dalla sua scomparsa, il vecchio Leo avrebbe pensato ancora oggi la stessa cosa.

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