Cronache

La guerra di San Francisco: caccia aperta alle pellicce

Il legislatore californiano: «Mettendole fuorilegge intendiamo dare un segnale a tutto il mondo»

La guerra di San Francisco: caccia aperta alle pellicce

Non chiamatela Frisco o Cisco. Chiamatela San Francisco, perché ai suoi abitanti piace udire questo nome morbido e vellutato scivolare dalle labbra di chi lo pronuncia, come vollero gli spagnoli quando la fondarono nel 1776, chiamandola Misión de Nuestro Padre San Francisco de Asís (Missione del Nostro Padre San Francesco di Assisi).

La popolosa città della California è considerata l'anima critica d'America e il suo specchio liberale, con il suo crogiolo di etnie, i contestatori della guerra in Vietnam e i fautori dei diritti degli omosessuali. Ma prima che i Grateful Dead suonassero le chitarre acide ad Haight-Ashbury e prima che il Golden Gate Bridge fosse eretto, San Francisco era una città di pellicce. La città costiera onorata dal nome del santo che parlava agli animali, a partire dalla fine del 1700, era vitale per il loro commercio. Ma, da pochi giorni, San Francisco è diventata la più grande città degli Stati Uniti a mettere fuori legge la vendita di pellicce. Il Consiglio dei Supervisori ha infatti votato all'unanimità il divieto di vendita di pellicce, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2019. I commercianti avranno tempo fino al 2020 per vendere quello che hanno a magazzino, poi «game over».

«Si stima che in tutto il mondo circa 50 milioni di animali vengano macellati, in modi raccapriccianti, così da poter indossare la loro pelliccia e apparire alla moda» ha detto al San Francisco Chronicle, Katy Tang, il supervisore che ha redatto la legislazione.«La mia speranza è di inviare un messaggio forte al resto del mondo. Sono uno strenuo difensore dei diritti degli animali e, mentre sono in carica, voglio usare le mie possibilità legislative per aiutare chi non può parlare».

Naturalmente i proprietari delle 50 fabbriche di pellicce della città non sono affatto contenti. Skip Pas, amministratore delegato della West Coast Leather, ha detto che avrebbero dovuto fare un referendum cittadino sul divieto. È il popolo di San Francisco che dovrebbe pronunciarsi ha affermato Pas al Los Angeles Times. «Chi sarà di turno la prossima volta? Diranno che non puoi avere manzo o che non puoi avere maiale e anatra a Chinatown?».

Chi è contrario al divieto si richiama alla storia. Le acque vicino a San Francisco erano un tempo densamente popolate di lontre marine e foche. Nel 1700 e 1800, gli animali coprivano la costa in numeri apparentemente infiniti. I nativi americani che vivevano nella zona li cacciavano e indossavano le loro pellicce e pelli come difesa contro il tempo, secondo i documenti storici. Vero, ma è anche vero che la caccia, per procurarsi pellicce, ha ridotto pericolosamente un numero impressionante di specie animali e che l'allevamento per ottenere quello che era uno degli strumenti di seduzione femminile è ormai un mattatoio insopportabile quanto inutile.

Le pellicce sono ormai «out» e molte case di moda d'èlite rinunciano a un vecchio capo che ha fatto il suo tempo. Versace è solo l'ultima casa a bandire la pelliccia, unendosi a personaggi come Micheal Kors, Furla, Klein e Armani. La capo designer del marchio, Donatella Versace, ha dato una semplice spiegazione per la decisione, un sentimento echeggiato da diversi membri del Consiglio dei Supervisori e dalla maggior parte degli attivisti per i diritti degli animali. «Non voglio uccidere animali per fare moda.

Non mi sembra giusto», ha detto all'Economist.

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