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Guido punge gli ex alleati: «Pensano solo alla carriera»

E sugli sfidanti: «Nessuno di loro ha la mia esperienza» Meloni replica: «Nei sondaggi sono al 20%, lui è all'8»

Guido punge gli ex alleati: «Pensano solo alla carriera»

Roma Bertolaso parte all'attacco, proprio mentre Giorgia Meloni lancia «l'ultimo appello al centrodestra» per una candidatura unica nella Capitale. Unica e vincente, aggiunge la presidente Fdi, come è lei e come, secondo lei, non è invece Guido Bertolaso. Che i sondaggi della Meloni danno al 7,6 per cento, contro il suo 19,7. «Sarebbe incomprensibile - la morale di Giorgia - se alla fine pezzi di centrodestra scegliessero di non sostenere questa battaglia per tenere in campo un candidato che non arriva all'8-9 per cento».Ma quest'ultimo la pensa molto diversamente.

E in una lunga intervista a Panorama difende le sue chance di vittoria, e soprattutto mena fendenti a centrodestra e a manca, togliendosi sassolini dalle scarpe e rassicurando Silvio Berlusconi per avergli confermato la fiducia: nessuno, giura, ha i suoi numeri e le sue qualità per governare l'Urbe. E nessuno ha la sua esperienza sul campo. Così i suoi avversari Marchini, Raggi, Giachetti e Fassina, spiega al settimanale Bertolaso, «non hanno alcuno strumento per capire e per decidere» come affrontare «una eventuale piena del Tevere» o «l'emergenza topi», né sanno «di quanti millimetri deve essere l'asfalto posato su una strada».

Ma mister Emergenze ne ha anche per gli «ex alleati» Salvini e Meloni, prima uniti nel sostenerlo, poi pronti a voltargli le spalle. A Panorama Bertolaso spiega che la differenza tra loro è che mentre lui si dedica all'ascolto dei «problemi reali», Salvini e Meloni «hanno invece un unico obiettivo: risolvere il problema personale della propria carriera politica, presente e futura».Lui, invece, politico lo è poco, «un manager indipendente sostenuto anche da Forza Italia». Che, con tanti saluti all'unità del centrodestra, si dice persino lieto di aver perduto l'appoggio di Salvini («La sua presenza sarebbe stata imbarazzante») e che si vanta di essere l'unico tra i candidati ancora «digiuno di politica», mentre nessuno degli altri «è stato in grado di risolvere i problemi di Roma». Lui invece è certo di riuscirci, con «tolleranza zero contro il degrado e pieno ripristino della legalità». Per provarci deve riuscire a vincere, sconfiggendo gli avversari e pure le insidie delle inchieste giudiziarie.

Che non lo spaventano: «Non ho nulla da temere dai tribunali, anzi, il danneggiato sono io».

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