Cronache

Hachiko e gli altri Cani e gatti soffrono ma possiamo aiutarli

La scienza conferma: anche loro elaborano le perdite. Cambiare routine li farà stare meglio

Hachiko e gli altri Cani e gatti soffrono ma possiamo aiutarli

Non tutti gli animali domestici si addolorano e il modo in cui «piangono» varia a seconda della specie e dipende spesso dal carattere individuale, un po' come accade per noi. Cani, gatti e altre specie hanno spesso legami molto particolari con i loro compagni umani o animali. Uno degli esempi più toccanti e famosi, da cui è stato tratto anche un film, è la storia di Hachiko, un Akita Inu vissuto in Giappone, che, per quasi un decennio dopo la morte improvvisa del suo padrone, lasciava la sua casa ogni giorno per andarlo ad attendere alla stazione ferroviaria dove l'agronomo prendeva il treno per andare all'università e rientrare. Davanti alla stazione di Shibouya c'è la statua di Hachiko divenuta famosa in tutto il mondo.

Nel corso degli anni, storie simili hanno fatto notizia in tutto il pianeta, dall'Ecuador alla Russia alla Cina, e le persone si commuovono a leggere questi racconti fatti di devozione, fedeltà e dolore per il distacco da un compagno di vita. Anche se non tutti sono concordi sulla realtà dell'elaborazione del lutto negli animali domestici, molti esperti di etologia ritengono che gli animali provino dolore dopo la morte di una persona o di un animale con cui hanno vissuto.

«Gli animali domestici possono soffrire in misura diversa quando perdono un compagno umano o animale», ha detto a HuffPost Kate Mornement, consulente di etologia australiana. «La nostra comprensione di questo era aneddotica, ma ora abbiamo prove scientifiche del dolore sia nei cani che nei gatti», sostiene la ricercatrice. Oltre a cani e gatti, la capacità di addolorarsi è ormai accertata per altre specie domestiche, come cavalli, conigli e uccelli.

Pur essendoci variazioni importanti nell'elaborazione del dolore, molti animali si comportano in modo non dissimile al nostro. Marc Bekoff, professore emerito di ecologia e biologia evolutiva all'Università del Colorado afferma: «Uno dei cani con cui ho condiviso la mia casa è passato dall'essere un fuoco d'artificio d'energia e un mangiatore senza sosta a un cane rilassato e letargico che ha smesso di mangiare per tre giorni dopo la morte del suo compagno di vita a quattro zampe». Secondo Bekoff ci sono però anche notevoli differenze nel provare dolore tra un cane e un uomo. «Il mio cane - afferma il docente - è rimasto in quello stato per tre giorni, poi ha ripreso la sua vita normale». «Poiché molti anziani sono pensionati o vedovi, tendono a passare molto tempo con i loro cani - spiega Kristine Mc Millan, educatrice cinofila -. La conseguenza è che questi animali domestici possono sentire la perdita più profondamente. È come se l'intero mondo di quel cane fosse portato via».

Ma cosa possiamo fare noi per alleviare il dolore della perdita? Carole Wilbourne, esperta comportamentale di gatti a New York afferma: «Dovete parlare dolcemente al gatto, creargli un'atmosfera serena. Non dico che capisca le parole, ma il tono della voce, quello sì. Si eviteranno crisi d'ansia che possono sfociare anche in aggressività». Ai cani bisogna cambiare la routine. Se ogni mattina, prima della perdita, un cane mangiava, poi usciva e andava a fare una passeggiata, bisogna invertirgli il programma, cambiando il percorso della passeggiata, dandogli da mangiare in un punto diverso dal solito. Si tratta di farlo «pensare» ad altro, con il famoso e collaudato sistema del «chiodo scaccia chiodo».

Non siamo i soli dunque a provare dolore per la loro perdita.

Loro provano dolore quando perdono noi.

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