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Hacker, fondi e nozze: così Mosca destabilizza l'Ue

Un anno fa Putin al matrimonio della ministra austriaca. Il caso degli attacchi informatici

Hacker, fondi e nozze: così Mosca destabilizza l'Ue

Quando lo scorso 18 agosto Vladimir Putin intervenne alla festa di matrimonio della ministra degli Esteri austriaca Karin Kneissl le reazioni furono di grande sorpresa: che cosa spinge il presidente della Russia a fare un'apposita deviazione da un viaggio ufficiale in Europa per raggiungere un party privato in un angolo sperduto della Carinzia? Portandosi dietro un coro di cosacchi e mettendosi a ballare il valzer con la responsabile della diplomazia di Vienna, poi. Alla logica domanda seguì altrettanto logica risposta: più che gli ottimi rapporti personali pesarono in quella scelta gli eccellenti rapporti politici tra il capo del Cremlino e il partito della destra nazionalista austriaca Fpoe, di cui la Kneissl è esponente. Rapporti fondati su una comune visione ideologica (in primo luogo l'avversione all'Unione Europea e il disegno di rimpiazzarla con la cosiddetta Eurasia, un'Unione russocentrica), ma che non sembrano essere tanto paritari: lo dimostrano le furiose polemiche esplose in Austria quando la ministra degli Esteri si profuse in un inchino un po' troppo profondo davanti al potente ospite venuto da Mosca.

Il caso suscitato da quelle nozze d'estate torna alla memoria nel momento in cui il numero due dell'Fpoe, Heinz-Christian Strache, si trova costretto a dimettersi da vice-cancelliere austriaco in seguito a un video che lo mostra inequivocabilmente troppo disposto ad assecondare gli interessi della Russia in cambio di favori politici. Dei dettagli della vicenda che sta terremotando il governo di Vienna e di certi suoi aspetti ancora poco chiari - si parla nella cronaca qui sopra, ma qui è interessante rimarcare alcune affermazioni fatte durante quella conversazione da Strache: da una parte la speranza di riuscire in futuro a mettere sotto controllo la stampa austriaca con metodi simili a quelli usati dal premier nazionalista Viktor Orbàn in Ungheria, dall'altra una chiara espressione di ammirazione per lo stile autoritario della Russia di Putin e di altri Paesi dell'Europa dell'Est, messo a confronto con «il decadente Occidente».

Lo «Zar» Putin, insomma, è un modello per la destra austriaca. Strache non si fa un problema a esplicitare con la sua ospite russa di apprezzarne gli aspetti illiberali, mentre la Kneissl arriva a inchinarglisi davanti, dimenticando il suo ruolo istituzionale. Sono le contraddizioni dei sovranisti europei: ostili alle prepotenze dei partner occidentali, più che tolleranti con quelle in uso a Mosca. Non è certo un caso che l'Austria sia stata uno dei pochissimi Paesi europei a non appoggiare le sanzioni contro la Russia dopo lo scandaloso caso Skripal in Inghilterra.

È ben nota, del resto, la strategia putiniana tesa a indebolire (e in prospettiva a distruggere) l'unità europea attraverso il sostegno anche economico - ai movimenti euroscettici e sovranisti, ma anche impiegando cospicue risorse nella guerra informatica a base di hacker e troll. I risultati delle imminenti elezioni europee diranno quanto questa tenace azione di condizionamento esterno abbia pagato. Intanto, merita di essere notato che il fronte sovranista europeo è tutt'altro che coeso, e che proprio il ruolo della Russia ha in questo un peso: ieri a Milano, ad esempio, i polacchi di Giustizia e Libertà hanno evitato di presentarsi al rassemblement organizzato da Matteo Salvini perché con Putin non vogliono avere nulla a che fare.

A Varsavia i russi li conoscono bene, li hanno avuti in casa da padroni per quasi cinquant'anni.

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