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"Hanno sbagliato tutto su aziende e grandi opere"

Il presidente di Confartigianato Veneto: «Sul dl Dignità purtroppo i numeri ci danno ragione»

"Hanno sbagliato  tutto su aziende e grandi opere"

Roma «Diciamo no al partito della decrescita irresponsabile. Gli artigiani veneti sono pronti a mobilitarsi a Milano, il 13 dicembre, assieme ai colleghi friulani, lombardi, piemontesi e di tutte le Regioni per la manifestazione della Confartigianato nazionale».

Presidente Agostino Bonomo, lei guida Confartigianato Veneto. Quali sono le ragioni di questa protesta?

«La manifestazione nasce come risposta ai segnali preoccupanti che arrivano sulle infrastrutture. Sono al Nord la maggior parte delle opere improvvisamente messe in discussione. Aspettiamo queste opere da 30 anni. Com'è possibile che ora diventi necessario misurarne l'utilità? Verrebbe da sorridere se non ci fosse da piangere. Ma è tutta la politica del governo verso le imprese che non va».

Confartigianato ha scelto Milano per lanciare un segnale alla Lega?

«Sì, Milano rappresenta una metropoli moderna e la capitale di un Nord che vuole crescere».

Voi avete alzato la voce anche contro il dl Dignità.

«In Veneto ci sono stati 80mila rinnovi in meno di contratti stipulati con il Jobs Act. Io avevo denunciato subito l'insoddisfazione delle imprese e previsto che si sarebbe tradotto in un danno per l'economia, ora sono i numeri a parlare chiaro. Servirebbe maggiore attenzione verso la realtà».

Temete anche per le sorti dell'alternanza scuola-lavoro?

«Sì, il Veneto ha il primato dei ragazzi coinvolti, sono 115mila, e delle imprese coinvolte, 42.817. Abbiamo anche presentato un cortometraggio con l'assessore Elena Donazzan per celebrarne il valore e l'utilità. Pensi che all'inizio quando venne stabilito che le aziende avrebbero avuto un ruolo di stazione educante noi eravamo preoccupati per la responsabilità. Ora con orgoglio possiamo dire i ragazzi che vi hanno partecipato hanno migliorato la performance scolastica del 60% e quella comportamentale del 50%. Perché allora cambiarne il nome e togliere 50 milioni di finanziamenti?».

Voi avete una interlocuzione importante con la Lega. Come spiega il sostegno a queste politiche?

«Ciò che sta accadendo è il risultato di un contratto, cosa ben diversa da un programma di governo. Possiamo dire che la Lega rappresenta il nostro ambasciatore nell'esecutivo perché in questa parte d'Italia la maggioranza ha votato Lega. Zaia è fortemente schierato con l'impresa, non si tira indietro, riprende i nostri cavalli in battaglia e la sua popolarità è in ascesa. E lui stesso si chiede come sia possibile mettere in discussione un'opera come la Pedemontana di cui tra pochi giorni saranno inaugurati i primi sette chilometri. Eppure c'è qualcuno che pensa di chiuderla.

Assurdo».

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