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Hillary vuole il 2020 (e i rivali esultano)

Voci di una possibile ricandidatura I repubblicani: «Vinceremo facile»

Hillary vuole il 2020 (e i rivali esultano)

Gli avversari già esultano: «Dear God, please yes». Dio, per favore, fa' che sia così, spera Kellyanne Conway, consigliera di Donald Trump. Dall'altra parte dell'oceano le fanno eco i sovranisti europei attivi sul web: «Rielezione assicurata per il presidente in carica», è il pronostico.

Non c'è due senza tre. Ma il sospetto che Hillary Clinton possa correre ancora una volta per la Casa Bianca alle presidenziali di Usa 2020 sembra aver diffuso più euforia tra i repubblicani che fra i democratici. La convinzione che l'ex first lady possa tornare all'attacco tra due anni per sbarrare la strada della rielezione a The Donald è di Mark Penn, ex consigliere dei Clinton, che in un editoriale per il Wall Street Journal, scritto con Andrew Stein, ex presidente del New York City Council, si è detto convinto che «fedele al suo nome, la Clinton combatterà fino all'ultimo respiro. Non lascerà che un piccolo particolare come due scioccanti sconfitte ostacolino la sua pretesa sulla Casa Bianca». Già battuta alle primarie presidenziali del 2008 da Barack Obama e poi, a sorpresa, da Trump nel 2016, secondo i due democratici Hillary «magari non scenderà in campo all'inizio, quando legioni di democratici faranno i loro annunci, ma sicuramente quando le primarie saranno in pieno svolgimento». Finché non ci saranno conferme ufficiali, il suo spettro continuerà ad aleggiare su Usa 2020.

La previsione, che qualcun altro liquida invece come ipotesi remota - «è più facile che vinca la lotteria», sostiene Philippe Reines, un altro consigliere di vecchia data dei Clinton - è la prova che dopo le elezioni di Midterm, in cui i Dem hanno riconquistato la maggioranza alla Camera dei rappresentanti, si è inevitabilmente aperta la partita per le presidenziali. Ed è la dimostrazione che, dopo Obama, il partito manca ancora di un candidato condiviso e abbastanza forte da poter tentare la corsa senza precedenti flop alle spalle, come è invece il caso di Hillary o di Bernie Sanders (che in queste ore fa sentire la sua voce dando a Trump del «leader autoritario» e sperando nel riconteggio dei voti in Florida, Georgia e Arizona). Su quest'ultimo spera l'ala «socialista» dei democratici, rafforzata dal voto di Midterm mentre sogna (ma in un futuro lontano) l'ascesa di Alexandria Ocasio-Ortez, allieva di Bernie diventata la più giovane deputata della storia del Congresso.

La nuova Clinton 4.0 sarà più liberal, vicina alla sinistra, si batterà per una stretta sulle armi e cavalcherà la nuova onda femminista del #metoo. Punta ancora a diventare la prima presidente donna, scrivono Penn e Stein, ricordando come Hillary goda del 75% di popolarità nel partito e potrebbe ricevere la spinta del voto di Midterm, che ha segnato un +20% di donne al Congresso e un record storico: almeno 100 alla Camera, in tutto oltre 117 al Congresso.

Del noto scandalo sessuale tra il marito e Monica Lewinski, Hillary continua a dire: «Non ci fu abuso di potere, non c'era motivo per le dimissioni». Davvero potrà diventare la prima donna a guidare gli Usa?

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