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"Ho inventato una macchina da fine (e inizio) del mondo"

Rizzolatti, scopritore dei neuroni specchio, e l'astronauta Parmitano i primi a testarla. Ha rimesso in piedi Diemberger, l'alpinista degli ottomila. "È scienza, non Scientology"

"Ho inventato una macchina da fine (e inizio) del mondo"

L'austriaco Kurt Diemberger, 83 anni, è l'unico alpinista ancora in vita ad avere conquistato per primo due ottomila: il Broad Peak (8.047 metri) nel 1957 e il Dhaulagiri (8.167) nel 1960 (poi sarebbero venuti anche il Makalu, l'Everest, il Gasherbrum II e di nuovo il Broad Peak). I ripetuti congelamenti riportati sulle vette, che già gli erano costati l'amputazione delle falangette nelle dita della mano destra e di un piede, da sette anni gli impedivano di camminare. Ma al Trento film festival 2014, dove si proiettava il lungometraggio Verso dove che il regista Luca Bich gli ha dedicato, il vecchio scalatore è salito sul palco con le proprie gambe. E ha detto: «Keope è per me l'inizio e la fine del mondo». Dopodiché ha ringraziato commosso Amedeo Maffei, l'artefice del miracolo.

Eccolo, l'inizio del mondo. Si trova a Sirtori (Lecco), nel Castello Crippa costruito da Teodolinda, regina dei Longobardi, oggi ribattezzato Villa Futura. Qui, nel Centro di ricerca sul comportamento umano fondato da Maffei nel 1978, la mente di questo inventore ha partorito Keope, «la struttura a risonanza propriocettiva globale» che ha permesso a Diemberger di tornare a reggersi in piedi. Immaginate una macchina formata da 11 supporti sagomati simili ai pedali dell'auto: uno per la nuca, due per la schiena, due per i glutei, due per i cavi poplitei, due per i talloni, due per le mani. Il soggetto che vi si sdraia sopra ha la netta sensazione di galleggiare nel vuoto; ascolta in cuffia musiche rilassanti e istruzioni comportamentali. Gli 11 punti d'appoggio metallici, collegati con motori a eccentrico variabile magnetico, producono una modulazione meccanica con sequenze, intensità e durata governate da un apposito software. Keope agisce sui corpuscoli di Meissner, che si trovano appena sotto la cute e si attivano con frequenze da 20 a 60 hertz, e sui corpuscoli di Pacini, che sono localizzati nel tessuto sottocutaneo ed entrano in risonanza da 90 a 150 hertz. Ciò stimola nelle ghiandole endocrine la produzione di endorfine, serotonina e melatonina, le sostanze chimiche e ormonali che presiedono all'umore e al benessere. Stress, dolori muscolari, cefalee, mal di schiena, cervicalgie, affaticamento scompaiono in 12 minuti. Non è magia. È scienza.

Amedeo Maffei, proteiforme visionario nato nel 1947 a Castelvetro (Modena), ha ben presente il rischio che corre: quello di essere scambiato per un santone, un profeta della new age, l'iniziatore di un'altra religione, un concorrente della dianetica e di Scientology: «Dio me ne scampi e liberi!». Per questo lascia che a parlare per lui siano Giacomo Rizzolatti, il neuroscienziato candidato al premio Nobel, scopritore dei neuroni specchio, che ha sperimentato Keope sulle variazioni delle frequenze cerebrali, in particolare le onde Mu coinvolte nell'autismo; Luca Parmitano, l'astronauta della missione spaziale Sojuz TMA-09M, che la usa a Houston per tenersi in forma; Adolfo Panfili, massima autorità nella chirurgia robotica della colonna vertebrale, che la utilizza prima e dopo gli interventi chirurgici; Maria Consuelo Valentini, direttrice della neuroradiologia al Cto di Torino, che ha verificato l'efficacia di Keope nella riduzione del dolore fisico mediante la modulazione del network neurale; Francesco Coscia e Paola Virginia Gigliotti, responsabili del Laboratorio di fisiologia dello sport delle Università di Perugia e Verona, che hanno constatato il rapidissimo recupero negli atleti sottoposti a sforzo fisico; Giampietro Farronato, ordinario di ortognatodonzia alla Statale di Milano, che ha indagato gli effetti sul sistema posturale e neuromuscolare, presentando nelle riviste scientifiche Dental Tribune e Dental Cadmos gli incoraggianti risultati ottenuti. E poi il Cnr, le Frecce tricolori, il Comando subacquei e incursori della Marina militare, la Federazione pallacanestro, la Federazione climbing, la nazionale di calcio tedesca. Si comprende perché Keope sia presente all'Expo e in Vaticano come simbolo dell'eccellenza italiana.

Iscritto all'Ordine degli psicologi con laurea honoris causa, avendo cominciato a esercitare la professione quando ancora non esisteva l'albo, fino all'anno scorso docente a contratto presso il Policlinico milanese nella scuola di ortognatodonzia della Statale, Maffei è stato consulente del ministero della Giustizia e nel 2005 la Cisco lo ha premiato a Johannesburg per aver trasformato il carcere di Bollate nella miglior prigione al mondo: «I detenuti possono seguire in networking i corsi dell'Università di Milano e lavorare per Cisco System, guadagnando fino a 1.000 euro al mese». Sulle carte geografiche del Polo Nord è segnata una Cima Maffei, a lui dedicata per meriti scientifici: «Peccato che sia uno spuntone di carbone e ghiaccio alto appena 270 metri». Ma quella di cui va più fiero è la medaglia d'oro che la Croce rossa italiana gli ha conferito nel 1984 «per aver salvato 200 persone dal suicidio».

In che modo le ha salvate?

«Con un percorso emozionale alla ricerca dei primi anni di vita. Come terapeuta, grazie alla psiconeurofisiologia in 45 anni ho tenuto 998 corsi e formato 35.000 persone, fra cui imprenditori, magistrati, professionisti».

Aveva una competenza specifica?

«All'inizio no. Abbandonai la scuola a 16 anni per suonare prima con Giorgio Gaber, partecipando fra l'altro alla scrittura di E allora dai, e poi con Franco Battiato, lui chitarrista ritmico e io solista del complesso Gli Ambulanti. Ogni tanto incido ancora qualche disco con gli amici Dodi Battaglia dei Pooh e Maurizio Vandelli dell'Equipe 84. L'esperienza come musicista mi ha insegnato a padroneggiare la modulazione delle frequenze. Il successivo diploma di perito elettronico mi ha ulteriormente instradato verso la creazione di Keope. Negli anni Settanta sono stato anche titolare di un'azienda di preziosi, Silver Italia, che è arrivata ad avere 2.500 venditori, fra i quali Claudio Cecchetto, assunto part time prima che sfondasse come disc jockey e presentatore televisivo. È per loro che sono diventato motivatore ».

Ho letto il libro in cui Cecchetto la definisce «uno psicologo straordinario, un personaggio carismatico», capace di «farti diventare migliore».

«Ho pensato che fosse necessario investigare la correlazione fra mente e corpo. Dal 1988 al 1993 spesi 400 milioni di lire per una ricerca in collaborazione con Roberto Rescaldani, primario di microbiologia all'ospedale San Gerardo di Monza. Le indagini sul rapporto tra psiche e variazioni biologiche avvenivano in una sala attrezzata con strutture posturali, lettori di conduttanza cutanea, miografi, e altre apparecchiature biomedicali realizzate da me, tipo quella in grado di eseguire lo psicocardiogramma e misurare le varianti emozionali nel cuore. Alla fine, affiancato da un team di 10 medici, avevo messo insieme un archivio di dati relativi a 2.800 persone, che si erano volontariamente sottoposte ad analisi di ogni genere, inclusi dosaggio ormonale, studio delle sottopopolazioni linfocitarie, esami del sangue e delle urine. Vedevo i cambiamenti fisiologici e psicosomatici prodotti dalle induzioni sonore e dai percorsi mentali. Ma non ero ancora in grado di spiegarli. Oggi quelle modificazioni, che allora richiedevano quattro giorni, Keope le apporta in 12 minuti».

Come?

«Innanzitutto rimette il corpo nella posizione ergonomica fetale. Poi la modulazione meccanica stimola i recettori cutanei, inviando al sistema nervoso centrale una risonanza che, fra i vari effetti, provoca l'azzeramento delle contratture corporee, con enormi benefici per gli apparati scheletrico ed endocrino».

Provi a ridirmelo con un esempio.

«Nei malati di Parkinson attenua il tremore e il piede caduco, cioè il tallone che batte quando camminano. Dopo la prima seduta, un parkinsoniano ha detto alla moglie: “Dammi le chiavi dell'auto, guido io”. È stato un momento commovente».

Lo credo.

«Keope modifica l'asse posturale, creando uno spazio per far rientrare le ernie discali protruse. Riattiva il sistema ormonale, facendo scomparire l'acne. Negli atleti riassorbe in 12 minuti l'acido lattico che si crea dopo esercizi intensi: nei casi di sforzo prolungato, in natura servono fino a 80 ore per smaltirlo. Negli astronauti e negli anziani, soggetti a osteoporosi a causa della mancanza di attività dinamica, determina un aumento del peso osseo e del tono muscolare. Nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico consente di diminuire l'anestetico. Nel cardiopatico scompensato regolarizza circolazione e respiro. Nelle persone stressate resetta la percezione negativa dei pensieri circolari».

Se certi malesseri originano dalla psiche, o dall'anima, crede davvero che una macchina possa guarirli?

«No, però può migliorare la qualità della vita. La sofferenza psicologica dipende da come si legge un evento. Se cambia la lettura, rimane l'evento ma diminuisce la sofferenza. Lei tolga l'ansia di possesso, la permalosità, la paura di perdere, l'antagonismo, e poi mi dica: di che cosa soffre l'uomo?».

Dove si trova Keope?

«In ambulatori, istituti di ricerca, case per anziani, centri benessere, hotel, aziende, abitazioni private di Italia, Russia, Francia, Germania, Spagna, Turchia e nella lounge Etihad all'aeroporto di Abu Dhabi. Presto sarà alla Ferrari di Maranello. A New York la utilizza il professor Marc Benhuri, che è stato il dentista di Papa Wojtyla. Non essendo invasiva, non ha bisogno delle licenze previste per gli apparecchi biomedicali. L'ho data da testare al Cnr e a una quindicina di ospedali e università, con risultati lusinghieri».

Ce ne sono molti esemplari in giro?

«Per il momento, 220. È già stata sperimentata da 65.000 persone. Keope non è solo una macchina: è una materia».

Quale materia?

«La conducibilità cutanea, che rientra nell'olistica della propriocezione».

Ne so quanto prima.

«Spiego con un esempio. La francese Sandra Laoura, per due volte campionessa mondiale di free style, è rimasta paralizzata dalla vita in giù per una frattura vertebrale riportata in una rovinosa caduta. Come tutti i paraplegici, non sentiva più la metà inferiore del proprio corpo. Dopo due sedute di Keope aveva già recuperato notevolmente sul tatto, sul dolore e sulla percezione termica, sensazioni che la scienza considera impossibili nel suo stato. Le ho mandato in comodato d'uso una macchina nella sua casa di Parigi. Mi ha telefonato dicendo che adesso avverte anche il prurito ai piedi. Piangeva».

Strabiliante.

«Non dico che tornerà a farla camminare. Ma non possiamo esimerci dall'approfondire questi studi per i 200 milioni di paraplegici e tetraplegici che soffrono nel mondo. In alcune patologie, Keope è in grado di togliere il 60 per cento del dolore fisico».

Ci sarà una percentuale di persone sulle quali non ha alcun effetto.

«Le persone rigide, restie a farsi aiutare, prevenute verso il nuovo. Persone negative che stanno male perché si nutrono di male. Le quantifico in un 5 per cento».

Senza Keope, come si rilassava?

«Giocando. E coltivando la terra».

Ma capiterà ancora anche a lei di arrabbiarsi, ogni tanto. O no?

«Nel 1991 mi rubarono la Mercedes. Una persona mi chiese stupita: “Non è arrabbiato?”. Perché dovrei arrabbiarmi? Per procurarmi altro male? Non mi faccio rubare anche l'atteggiamento mentale».

Quanto ha investito in questa invenzione?

«La mia vita».

Da bambino che cosa sognava di diventare?

«Tutto. Sono uno di quegli italiani nati negli anni Quaranta che ammiravano gli uomini di successo, il loro modo di parlare, le loro buone maniere, persino le loro belle auto. Un atteggiamento che ha ingenerato in me stupore e stupidità».

Stupore per che cosa?

«Per la bellezza. Sulla terra non esistono cose belle, ma solo cose che vengono percepite come belle».

Stupidità perché?

«Perché quando un cinico dice che una cosa non si può fare, lo stupido cerca di farla. E di solito ci riesce. L'eroe è un utopista che ha reso pratico, visibile, il proprio desiderio. Prima era solo uno stupido. Dopo, siccome ce l'ha fatta, diventa per tutti un eroe. Eppure fra il prima e il dopo non è cambiato nulla, lui è sempre rimasto la stessa persona».

(758. Continua)

stefano.

lorenzetto@ilgiornale.it

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