Politica

«Ho sparato per difendere mia moglie»

Il gioielliere pisano che ha ucciso un rapinatore: «Sono loro ad aver aperto il fuoco»

Chiara Giannini

Pisa «Ci siamo difesi, perché loro hanno sparato per primi verso mia moglie e io ho reagito. I bossoli sono a terra»: Daniele Ferretti, il gioielliere di 69 anni che martedì sera ha premuto il grilletto e ucciso uno dei tre rapinatori che avevano tentato di svaligiare il suo negozio, si difende così. «Ha sparato lui», ha proseguito, parlando con la gente intervenuta dopo aver sentito i colpi, specificando di aver agito per legittima difesa. E, in effetti, è proprio su questa ipotesi che si muoverebbero gli inquirenti. La minaccia subita dalla coppia sarebbe «evidente» e, quindi, la reazione del gioielliere volta a tutelare l'incolumità sua e della moglie.

Secondo la Procura di Pisa i colpi esplosi, come riportato proprio da Ferretti, sarebbero otto in tutto: due da parte dei banditi e sei da parte del gioielliere, due dei quali avrebbero colpito uno dei malviventi, trapassandogli il torace e le braccia da parte a parte. Ecco perché il gioielliere è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario. Da una prima ricostruzione, in attesa che siano visionati in maniera integrale i filmati delle telecamere interne ed esterne all'oreficeria, risulta che il rapinatore ucciso, un quarantaquattrenne di origini laziali, pluripregiudicato e da poco uscito dal carcere Don Bosco di Pisa, dove aveva scontato un periodo di detenzione proprio per rapina, era entrato nel negozio di preziosi poco prima della chiusura, insieme ad altri due complici.

La moglie di Ferretti ha aperto a uno dei tre, che la sera precedente si era presentato dicendo di voler acquistare un oggetto, ma di essere sprovvisto di carta di credito. Riconoscendolo, la donna lo ha fatto entrare, non pensando di trovarsi di fronte a un agguato. A quel punto uno dei tre avrebbe esploso due colpi, attirando l'attenzione di Ferretti, che si trovava nel retrobottega e che sarebbe uscito, rispondendo al fuoco. Il malvivente ucciso aveva il volto nascosto da una calzamaglia e da un paio di occhiali. Gli altri due rapinatori, invece, sono fuggiti a piedi, lasciando parcheggiata poco distante l'auto, una Fiat Panda, risultata rubata qualche giorno fa. Per risalire all'identità dei due banditi si indaga proprio tra le conoscenze del loro complice rimasto ucciso.

«Ferretti ha fatto bene a sparare - dicono a Pisa, una città in cui la delinquenza, negli ultimi tempi, si fa sentire pesante - anche perché era stato spesso protagonista di tentativi di rapine». Nel 1999 fu accoltellato, chiuso dentro al suo negozio e lasciato agonizzante a terra. Se la cavò dopo un lungo periodo in rianimazione. «Non ne poteva più - racconta una signora che abita vicino alla gioielleria - perché l'ultima rapina era stata poco meno di un anno fa. È una persona onesta, siamo dalla sua parte». Così come tutti i politici che si sono schierati con il gioielliere, in testa il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che ha coniato l'hashtag #nessunotocchiDaniele. Sono sempre più gli italiani, dicono le statistiche, che non sentendosi abbastanza sicuri decidono di acquistare un'arma per difendersi.

Perché, laddove accadono episodi come quello di Pisa, si intravede quell'esasperazione di chi non ne può più di vedere ignorati i propri diritti in primis quello della vita.

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