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Hofer, l'"uomo nero" dal volto amichevole che sottovoce dice no a islamici e profughi

Fan della Thatcher ed ex ingegnere di Lauda, tifa per i controlli al Brennero

Hofer, l'"uomo nero" dal volto amichevole che sottovoce dice no a islamici e profughi

Fan di Margaret Thatcher, anti islamico ed immigrazione clandestina con toni soft, quarantacinquenne ben vestito, Norbert Hofer potrebbe risorgere dopo la sconfitta risicata alle presidenziali per soli 31mila voti. «È un fatto che ci fu spazio per brogli» nel ballottaggio del 22 maggio ha dichiarato il candidato del Partito della Libertà (Fpo) alla notizia che si tornerà alle urne in Austria per eleggere il capo dello Stato.

Classe 1970, Hofer è nato in una famiglia della classe media nel Burgenland al confine con l'Ungheria. Suo padre è stato a lungo assessore locale per i democristiani austriaci. Il presidente mancato, che si giocherà una seconda chance, ha studiato da ingegnere aeronautico. Non a caso ha lavorato che per la defunta compagnia aerea di Niki Lauda, l'ex campione di Formula 1. I primi passi in politica li muove nel 1994 nel Land dove è cresciuto diventando nel giro di due anni segretario locale del Partito della Libertà.

Prima della candidatura alle presidenziali lo conoscevano in pochi, nonostante fosse uno dei consiglieri del leader del movimento di destra, Heinz-Christian Strache, fin troppo focoso e mangia immigrati. Per questo è stato scelto Hofer, che si presenta in maniera umile e parla sottovoce. Lui non voleva scendere in campo considerandosi troppo giovane per la presidenza contesa al verde, Alexander Van der Bellen, 72 anni. Sul primo momento Hofer può apparire un candidato grigio, ma in realtà rappresenta l'austriaco medio. Un incidente con il deltaplano del 2003, che gli ha provocato alcune fratture alla spina dorsale è in qualche maniera servito a bilanciare il carisma modesto con una storia da ardimentoso sportivo rimasto ferito. Tutti sanno che Hofer, dopo sei mesi in sedia a rotelle, è tornato a camminare grazie alla forza di volontà. Seppure aiutandosi spesso con un bastone, che è servito in campagna elettorale a far ricordare sempre la storia del deltaplano.

Nei dibattiti parla con una voce fin troppo calma, ma così è diventato «il volto amico» della destra. «Austria per prima» e «l'Islam non ha spazio da noi» sono slogan che il candidato alla presidenza ha fatto suoi senza dare scandalo. Secondo il tabloid Oesterreich «è un tipo di leader della protesta, simpatico, che avvolge le brutali dichiarazioni dell'Fpo contro gli immigrati con un linguaggio soffice». Sul cavallo di battaglia dei controlli al Brennero per fermare i clandestini in arrivo dall'Italia ha sostenuto: «Non mi fanno di certo piacere, ma non abbiamo altra scelta». Secondo il nostro presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la vittoria di Hofer al primo turno era «un campanello d'allarme».

In realtà ha pescato voti sia fra la classe operaia che fra gli immigrati dalla ex Jugoslavia e dalla Turchia, già sistemati, che non vogliono concorrenza con nuove ondate di profughi e clandestini.

Quattro figli, Hofer si è sposato due volte. Sul profilo Facebook ha postato le foto con il gatto di casa, fra gli elettori o mentre fa il baciamano a Marine Le Pen, la leader della destra francese. Grande fruitore dei social utilizza Instagram per farsi fotografare con la prole al poligono. «Amo sparare», ha confessato, con la sua inseparabile pistola Glock.

In campagna elettorale aveva cominciato a punzecchiare l'Unione europea bollando come «fatale» l'accordo fra Bruxelles e la Turchia sui migranti.

Dopo la Brexit ha lanciato l'idea di un referendum austriaco sull'uscita dall'Unione intimando alla Ue di evitare qualsiasi azione a favore della «centralizzazione» politica.

Strache, che guida il partito, è molto più moderato sulla cosiddetta Auxit, ma lo strappo ventilato da Hofer con Bruxelles potrebbe essere la chiave per la seconda chance di diventare presidente.

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