Parigi brucia

Hollande mette l'elmetto. Le Pen lo batte sul tempo

La leader del Front National è la prima a sfoderare le ricette contro i jihadisti

Hollande mette l'elmetto. Le Pen lo batte sul tempo

Alle 11 del mattino, dopo una notte insonne, François Hollande mette l'elmetto e chiama le cose col proprio nome: «Cari compatrioti, quello che è successo ieri a Parigi è un atto di guerra commesso da un esercito terrorista, Daesh, un esercito di jihadisti, contro la Francia, contro i valori che difendiamo in tutto il mondo, contro quello che siamo, un Paese libero che parla a tutto il pianeta». «È un atto di guerra, preparato, organizzato, pianificato dall'esterno con complicità interne», dice il presidente ancora visibilmente provato. Hollande promette: la «Francia sarà impietosa» contro i «barbari» dello Stato islamico che hanno rivendicato l'attacco. Gli fa eco più tardi il primo ministro Manuel Valls: «Sarà una guerra lunga e difficile. Ma la vinceremo Proseguiremo nei prossimi giorni la nostra azione in Siria». Intanto Hollande annuncia che parlerà domani al Parlamento riunito a Versailles e, in nome di quella «unità» e di quel «sangue freddo» che saranno necessari d'ora in poi, il presidente, come aveva già fatto all'indomani degli attentati del 7 gennaio, apre oggi le porte dell'Eliseo ai leader delle opposizioni. Alle 14 l'incontro con Nicolas Sarkozy, presidente dei Repubblicani. Alle 17 quello con Marine Le Pen, leader del Front National. In un clima di assedio, mentre il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve autorizza i prefetti a decretare il coprifuoco, mentre la Francia ha già ripristinato i controlli alle frontiere e proclamato lo stato d'emergenza, il capo dello Stato tenta la strada di un'unità politica che già dalle prime dichiarazioni lascia presagire invece un duro scontro su come la guerra all'Isis sarà affrontata, specialmente in casa, dal presidente e dal suo governo socialista.«Niente sarà più come prima» ha dichiarato a caldo il presidente del centrodestra Sarkozy riferendosi alla strage del 13 novembre. E niente rischia di essere più come prima anche nell'arena politica francese. Mentre i toni e la linea di Hollande si fanno più duri, l'unità e il sangue freddo invocati dal capo dello Stato si infrangono di fronte alle dichiarazioni di Marine Le Pen. La leader del Front National, simbolo della linea dura e della fermezza contro l'estremismo islamico ma ancora considerata da molti il simbolo di una politica estremista e pure razzista contro i musulmani, addirittura un virus che la Francia deve tenere lontano dalle sue istituzioni, alla fine si conquista ancora la scena come Cassandra di Francia.

È lei che, battendo tutti sul tempo, ha già in mente e invoca i primi provvedimenti da adottare sul territorio, hic et nunc. Primo: ripristino del controllo alle frontiere definitivo e non temporaneo. «È indispensabile che la Francia ritrovi il controllo dei propri confini nazionali». E «deve stabilire chi siano i suoi amici e chi i nemici». Secondo: «L'Islam fondamentalista deve essere distrutto, le moschee radicali devono essere chiuse». Terzo: «Vanno espulsi gli stranieri che predicano l'odio sul nostro territorio». Serve «privare della cittadinanza i terroristi francesi e espellerli dal Paese». Ultimo, ma non meno importante: «La Francia è stata resa vulnerabile, deve essere riarmata», dice madame Le Pen.I toni sono quelli di sempre ma l'impressione è che gli attentati possano modificare in maniera quasi definitiva la percezione dell'opinione pubblica e spostare ancora più a destra la linea del presidente socialista. Tra poche settimane si svolgerà un test importante, quello delle regionali e il Front National è candidato a vincere con Marine la guida della prima regione, Picardie-Nord-Pas-de-Calais, e ha messo l'ipoteca su altre due.Intanto i Repubblicani del centrodestra non hanno perso ieri l'occasione per l'ennesima diatriba interna sulla politica estera, la prova che l'unità non sarà impresa facile, nemmeno all'interno dei singoli partiti. Gli attentati danno a Jean-François Copé l'occasione per attaccare il rivale interno Sarkozy, addossandogli le colpe dell'avanzata islamista: «Abbiamo fatto la scelta di far cadere o indebolire regimi dittatoriali, nel Vicino e Medio Oriente, senza considerare che stavamo aggravando la situazione. La regione è sprofondata nel caos». Il leader dei centristi dell'Udi Jean-Christophe Lagarde, se la prende invece con Hollande: «Non ha strategia. Dall'11 gennaio non ha fatto nulla per condurre questa guerra. Si è perso troppo tempo. Per condurre questa guerra è necessario organizzare la popolazione civile. Non ci si può rimettere alle sole forze dell'ordine. Hollande chieda rapidamente una riunione d'urgenza della Nato.

Siamo in guerra da gennaio».

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