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Hong Kong, il voto è scontato. Il nuovo premier è donna (e piace moltissimo alla Cina)

Per la prima volta una lady guiderà l'ex colonia Era la candidata di Pechino. E ora punta al dialogo

Hong Kong, il voto è scontato. Il nuovo premier è donna (e piace moltissimo alla Cina)

Qualcuno parla di selezione più che di elezione, ma le polemiche finiscono per scontrarsi con i risultati inconfutabili delle urne che hanno permesso alla 59enne Carrie Lam di ricoprire, a partire da luglio, il mandato quinquennale di capo del governo di Hong Kong. La Lam ha ottenuto 777 dei 1.194 voti espressi dai componenti del parlamentino locale e dai rappresentanti di diversi settori della società. Alle sue spalle si sono piazzati John Tsang, che secondo i sondaggi godeva del sostegno popolare, e l'ex giudice Woo Kwok-hing, impegnato in una missione ardua. Carrie Lam, prima donna nella storia di Hong Kong a ricoprire un incarico così prestigioso, era la candidata preferita dall'establishment di Pechino, mentre lo schieramento pro-democratico era a favore di Tsang. Al momento della proclamazione il movimento di Tsang ha inscenato proteste di fronte alla sede dove si sono effettuate le votazione. I pro-democratici, guidati dall'attivista Joshua Wong, hanno ribadito che l'investitura della Lam non rispecchierebbe il sentimento della maggioranza della popolazione, tornando a chiedere il suffragio universale per l'elezione del capo del governo locale, attualmente fatta con il sistema dei grandi elettori in una terna di candidati scelta da Pechino. Il presidente cinese Xi Jinping ha riferito in un comunicato che «la nuova chief executive soddisfa gli standard del governo centrale e che le polemiche emerse sono sterili e non favoriscono il processo di normalizzazione».

L'ex colonia britannica, semi-autonoma dal ritiro di Londra nel 1997, è una delle più importanti piazze finanziarie al mondo, gode di una serie di privilegi politici, sociali ed economici che la Cina continentale non ha. Tuttavia il suo complesso sistema politico determina un esecutivo fedele a Pechino, rendendola una democrazia parziale. Nel giugno dello scorso anno Pechino ha pubblicato una sorta di libro bianco per ricordare ai cittadini dell'ex colonia che «l'alto livello di autonomia di Hong Kong non è un potere genetico, dipende solo dall'autorizzazione del governo centrale». Secondo gli analisti Carrie Lam viene considerata una figura dialogante, l'ideale capo di governo che potrebbe da qui ai prossimi cinque anni preparare la strada verso quel suffragio universale chiesto a gran voce da varie organizzazioni. Una delle quali «il movimento degli ombrelli», si era reso protagonista di disordini nel 2014 ad Hong Kong, ma proprio l'intervento della Lam fu propizio a rasserenare gli animi. Nonostante l'insediamento ufficiale sia previsto per il 1° luglio Carrie Lam ha in agenda parecchi appuntamenti. Si parla anche di un incontro, entro maggio, con i rappresentanti del movimento «Occupy central with love and peace» intenzionati a organizzare un referendum per proporre un metodo di selezione democratico. Pechino aveva considerato in passato il procedimento illegale.

Ma forse con la Lam al potere i tempi potrebbe essere maturi per un cambiamento.

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