Politica

I 5s non perdonano il vertice di Arcore: Foa può pure saltare

L'avvertimento a Salvini. E Tria smentisce il leghista sugli immigrati

I 5s non perdonano il vertice di Arcore: Foa può pure saltare

Roma - È arrivato il momento delle decisioni, il governo deve fare scelte cruciali ed inevitabilmente tutti i nodi vengono al pettine. Le differenze di vedute in questo esecutivo «arlecchino» rischiano di far saltare prima di tutto la nomina di Marcello Foa alla guida della Rai. Domani la vigilanza Rai dovrebbe dare il via libera all'investitura di Foa ma la partita appare ancora aperta. I Cinquestelle si mostrano insofferenti e da ambienti vicini al vicepremier Luigi Di Maio filtra irritazione soprattutto dopo il vertice ad Arcore tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Insomma i grillini non faranno concessioni sui nomi dei direttori o sui tetti pubblicitari e se questo dovesse costare la nomina di Foa non si stracceranno le vesti. Eventualità indigeribile per il vicepremier leghista che ad Arcore era andato proprio per incassare il sì su Foa, un sì che non può ancora essere dato per scontato anche se Forza Italia è disponibile.

Ma c'è anche il ministro dell'Economia Giovanni Tria ad indicare anche sul versante delle politiche sull'immigrazione una direzione diversa rispetto a quella imposta dal vicepremier Salvini. Durante il suo intervento ad un convegno sul Mediterraneo organizzato a Napoli dal Cnr, Tria ha espresso idee molto lontane da quelle del ministro dell'Interno sul fenomeno migratorio. Pur riconoscendo che «il processo di disgregazione europea non viene dall'Italia, ma «dal rifiuto di molti Paesi europei a collocare le ragioni dello stare insieme in una comune strategia di crescita non solo europea, ma all'interno di una collocazione geopolitica ed economica» il ministro insiste sul fatto che il nostro Paese così come tutta la Ue ha bisogno degli immigrati, criticando dunque implicitamente le scelte dell'Ungheria il cui leader, Viktor Orban, è vicinissimo a Salvini. «I Paesi europei continuano a farsi la guerra tra loro nello scacchiere del Mediterraneo e non riescono a concepire una visione d'insieme - insiste Tria - In più i Paesi del nord Europa non hanno capito che lo sviluppo futuro è in Africa, non certo nel Baltico». A causa dell'aumento della popolazione nella parte sud del Mediterraneo negli ultimi 20 anni è pure aumentata «la difficoltà nella capacità di assorbimento della forza lavoro giovane e con istruzione crescente, evidenziando la necessità di regolare i flussi migratori e governare il processo di integrazione del mercato del lavoro». Insomma anche se Tria ammette che «sembra strano dirlo in un momento in cui si parla di frenare le migrazioni» la sua convinzione resta questa: «l'integrazione del mercato del lavoro è necessaria». Non solo. Tria spiega che occorre tutelare quei lavoratori che dopo aver speso una parte della propria vita in Europa, tornano nei Paesi di origine ma non possono recuperare contributi previdenziali.

Non si deve «lucrare sulle badanti», conclude Tria che però dovrebbe riservare agli stranieri un trattamento privilegiato rispetto a quello dei lavoratori italiani sul fronte pensioni.

Commenti