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"Ma i catalani speravano nell'Europa"

"Ma i catalani speravano nell'Europa"

Barcellona Xosé M. Núñez Seixas, 51 anni, è professore di Storia Contemporanea presso l'Università di Santiago de Compostela. È tra i massimi esperti di nazionalismo. Al Giornale spiega la questione catalana.

Professor Xosé M. Núñez Seixas, ci sono così tanti indipendentisti in Catalogna?

«Gli indipendentisti rappresentano una parte molto significativa. Più numerosi nelle zone rurali e nei piccoli paesi, ma non nelle grandi città. Sembrano pochi perché sono lontani dalle telecamere, circa 1/3 del censo elettorale, il 40/45% dei votanti. Non è poco. Sono compatti. Invece, gli unionisti sono frammentati in federalisti, sostenitori dello status quo».

Se il referendum fosse stato concordato e legale?

«Avremmo visto altri numeri, di quasi parità tra si e no. Molti hanno votato per infastidire Rajoy, indignati dalle cariche della polizia. Poi, non tutti pensavano che la Dui fosse una cosa seria».

Come si è arrivati a questo punto di rottura?

«Hanno contribuito: la radicalizzazione della politica catalana; il tortuoso processo del Nou Estatut d'autonomia e la conseguente frustrazione sociale dopo la sua bocciatura. L'èlite catalaniste ha capito che l'Europa delle regioni era un progetto fallimentare e che per stare in Europa da catalani era necessario essere una nazione per tenere testa a Bruxelles».

Quali sono stati gli errori di Puigdemont?

«Ha forzato lo scontro con Madrid per generare una reazione, aspettando il sostegno internazionale. E non ha considerato l'insicurezza sociale ed economica provocate dalle sue scelte. Vedi aziende in fuga».

Rajoy userà l'art.155?

«Sì. Rajoy ha dato abbastanza tempo a Puigdemont. Credo stiano trattando in segreto. L'interpretazione dell'art. 155 offre un ampio margine di flessibilità. Non credo che saranno inviati i carri armati a Barcellona».

Come reagirebbe la gente?

«Prevedo mobilitazioni pacifiche, non violente. Anche se in strada può succedere il peggio. Hanno spinto sullo scontro sociale, chi è per il no è un traditore. Molti lasceranno la Catalogna».

La Catalogna sarà Repubblica?

«Paradossalmente sembra più difficile fare secessione dentro l'Ue che fuori. Québec e Scozia dimostrano che per l'incertezza l'indipendenza non ha trionfato. Però, con la polarizzazione politica tutto può accadere».

E i Baschi o i Galiziani?

«In teoria i nazionalisti baschi e galleghi appoggiano Puigdemont e sono favorevoli al referendum. Strategicamente, per molti di loro la richiesta catalana è inopportuna. Per i galleghi, più deboli, la prospettiva di una Spagna senza Catalogna, comporterebbe una struttura più centralista.

Questo li inquieta molto».

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