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"I centristi? Si ricordano del Cavaliere solo quando c'è in palio una poltrona"

L'ex democristiano: "Noi sempre coerenti, chi torna porti anche voti"

"I centristi? Si ricordano del Cavaliere solo quando c'è in palio una  poltrona"

Roma - «Fanno dei giri immensi e poi ritornano. Ma purtroppo non sono gli amori, sono solo i centristi». Gianfranco Rotondi, democristiano e berlusconiano mai colpito da ripensamenti, fotografa così, «vendittianamente» (la citazione è della canzone Amici mai) la «controdiaspora» degli eletti con Forza Italia poi passati su altre sponde che tornano a bussare alla porta di Berlusconi.

Onorevole Rotondi, perché da ex dc orgoglioso ce l'ha con i pentiti dell'ultima ora?

«Perché esistono anche ex democristiani fedeli e coerenti che non vogliono essere confusi con chi ha fatto tutte le parti in commedia e ora improvvisamente vede in Berlusconi il sol dell'avvenire. Non si può essere berlusconiani solo quando Silvio ci porta in Parlamento o ancor meglio al governo».

Quindi lei quale approdo auspica per chi è stato impegnato in questi giri immensi?

«Io spero che chi ha questi improvvisi travagli di coscienza parli al Paese e si doti di un consenso, anche perché gli elettori scappano da questi giochi di potere».

Insomma semaforo rosso per i pentiti dell'ultima ora.

«La generosità di Berlusconi è grande, sarà lui a decidere, non voglio apparire come Rotondi il censore, anche se in Rivoluzione Cristiana con me c'è anche un Catone (Giampiero, coordinatore nazionale ndr). Ai pentiti però vorrei ricordare una massima di Casini: i parlamentari il primo anno di legislatura sono oro, l'ultimo sono piombo».

Lei rivendica la sua coerenza.

«Io da 22 anni sono con Berlusconi e ho sempre avuto chiaro che l'elettorato non lo aveva abbandonato. Non per niente si avvia a vincere per la settima volta, e dico settima perché anche nel '96, nel 2006 e nel 2013 di fatto ha vinto lui».

Lei su Twitter scrive: «Come democristiani dovremmo costituirci parte civile per l'accostamento alla tipologia centrista».

«La parola centro nella storia della Dc sale alla ribalta nel '94 quando la Dc perse le elezioni. Il centro è una forza tra i poli, ma la Dc dal '48 al '94 è sempre stato uno dei due poli. Altro che centrismo! L'accostamento con i centristi in movimento di oggi offende la memoria della Dc».

È vero che lei preferisce Salvini ai centristi?

«Il suo linguaggio potrà non piacere alle suorine dorotee della nostra mitologia giovanile ma tra lui che combatte apertamente il governo e coloro che eletti con Berlusconi ci si sono ficcati dentro scelgo lui».

In quale ruolo lo vedrebbe?

«Ministro dell'Interno e vicepremier».

E Berlusconi?

«Ovviamente premier. A prescindere dalla sentenza di Strasburgo fossi in lui farei tutta la campagna elettorale sulla richiesta di riabilitazione, istituto che è sempre stato concesso a tutti, figuriamoci a lui che ha svolto i servizi sociali con dedizione e l'encomio della struttura».

Ma alla fine una formazione di centro nascerà oppure no?

«Della possibilità di creare una formazione che abbia una capacità di dialogo forte con il mondo cattolico, Berlusconi ha parlato con me, con Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione, ovvero con chi non ha avuto a che fare con i governi a guida Pd.

Niente alchimie parlamentari, insomma, anche perché con 527 parlamentari che hanno cambiato casacca il mandato è, come dire, un po' sputtanato».

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