Cronache

I cinghiali in autostrada fanno un morto

Gli animali hanno scavato sotto una rete di protezione. Nell'incidente anche 10 feriti

I cinghiali in autostrada fanno un morto

Avevano scavato un cunicolo sotto la rete di protezione per cercare cibo e riparo dal freddo. A un certo punto sono sbucati nel mezzo dell'A1 nel tratto tra Lodi e Casalpusterlengo. Un morto e dieci feriti, tra cui tre bambini, è il bilancio dell'irruzione sull'autosole di un branco di grossi cinghiali.

La dinamica dell'incidente ha visto coinvolte tre macchine che andavano in direzione Sud. La prima ha investito due cinghiali e si è fermata. La seconda ha investito le carcasse degli animali e poi urtato il veicolo fermo. Il conducente è sceso, probabilmente per chiedere aiuto, ed è stato travolto da una terza vettura, una Polo, che si è poi scontrata con le due auto ferme. Il conducente della Polo, un polacco di 29 anni, è morto sul colpo. La fidanzata 27enne è stata trasportata in gravissime condizioni all'ospedale di Lodi, mentre a Parma, sempre in codice rosso, è stato portato l'uomo travolto. Gli altri feriti sono un bambino e una bambina di 8 anni, uno di 11, un tredicenne, una 15enne, due donne di 37 e 39 anni e due uomini di 40 e 48. Dai sopralluoghi effettuati subito dopo l'incidente, la rete di protezione autostradale è risultata perfettamente integra. Quindi, il branco di cinghiali è riuscito ad arrivare su quell'arteria scavando un cunicolo nel terreno.

E ora gli animalisti devono rintuzzare gli attacchi di chi pretende esecuzioni in massa dei cinghiali. Cinghiali, che occorre ricordare, vivono una situazione di drammatica convivenza con l'uomo dopo l'importazione di esemplari dall'est Europa più grandi e robusti della nostrana maremmana. L'incrocio piacque ai bracconieri, ma diede vita a esemplari grossi e pericolosi per l'uomo.

Coldiretti ribadisce concetti già espressi: «Questi incidenti si potrebbero evitare se la politica nazionale ascoltasse le richieste della Regione Lombardia e di chi vive sul territorio, ovvero riconoscere l'operatore volontario, ossia un cacciatore formato che consenta di ampliare l'attività di contenimento oggi in capo solo agli operatori della polizia provinciale, ormai pochi e sparuti». «Negli ultimi dieci anni il numero dei cinghiali presenti in Italia è praticamente raddoppiato e il loro numero supera un milione - denuncia Coldiretti - mettendo a rischio la sicurezza nelle aree rurali e urbane. Gli animali selvatici distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati, causano incidenti stradali per un totale di danni stimato in quasi 100 milioni di euro all'anno, senza contare i casi in cui ci sono state anche vittime spiega l'associazione -. Non è quindi più solo una questione di risarcimenti, ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione». Sulle stesse posizioni Confagricoltura e Cia, che chiede di rivedere «la legge quadro datata 1992 che regola la materia. Naturalmente in disaccordo gli animalisti della Lav: «Siamo sgomenti per quanto accaduto e ribadiamo la nostra solidarietà alle persone rimaste coinvolte, tuttavia invitiamo le associazioni degli agricoltori, i cacciatori, i politici a non strumentalizzare la vicenda per chiedere insensate e antiscientifiche campagne di sterminio contro i cinghiali e gli altri selvatici che peraltro non risolverebbero nulla».

Ad attirare questi animali nei centri urbani sono soprattutto scarti alimentari e rifiuti organici. Il cinghiale è per sua natura un animale selvatico e può reagire all'interazione in modo violento, con morsi e spinte. L'abbandono delle coltivazioni e l'aumento delle aree protette ne hanno favorito l'ulteriore diffusione.

Ma l'elemento più importante è stato il costante aumento di superficie forestale nel Paese.

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