Politica

I club rischiano penalizzazioni Ma per la lega è tutto regolare

Filippo GrassiaSecondo una fonte della Figc le truffe, emerse dall'inchiesta sul mondo del calcio, possono portare a sanzioni di vario grado e rilievo a carico non solo dei presunti responsabili, ma anche delle società per responsabilità soggettiva o diretta dei loro dirigenti. I primi rischiano sospensioni a tempo, le seconde penalizzazioni in classifica, oltre logicamente ad ammende più o meno corpose. A far paura sono i provvedimenti sulla graduatoria. L'art. 1 bis, primo comma, del codice di giustizia sportiva non fa sconti laddove afferma che i tesserati "sono tenuti all'osservanza delle norme e degli atti federali e devono attenersi ai principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all'attività sportiva". Spetterà al procuratore federale Palazzi, dopo aver acquisito gli atti processuali, verificare se si siano verificate violazioni tali da innescare un procedimento con quel che segue. Di parere opposto il pensiero della Lega alla luce di un recente provvedimento della Fifa che consente agli agenti di operare contemporaneamente a favore dei club e dei loro assistiti. Per l'ennesima volta quindi Palazzi, ex magistrato presso la Corte militare d'Appello di Napoli, farà da spartiacque alle vicende in chiave sportiva con la speranza che entri subito in azione per evitare lungaggini esiziali alle dinamiche dei campionati. Talvolta non c'è riuscito. E questo potrebbe costargli il rinnovo della carica da parte del consiglio federale. L'Operazione Fuorigioco, è il nome dell'indagine coordinata dalla Procura di Napoli, intende porre alla luce un "radicato sistema per evadere presunte violazioni fiscali nelle trattative di compravendita dei calciatori" fra il 2009 e il 2013. In pratica succedeva che le società fatturavano per intero le consulenze dei procuratori con il duplice vantaggio di dedurre completamente queste spese dal reddito imponibile e di detrarre l'Iva relativa. Così facendo permettevano ai calciatori di godere di un indebito "fringe benefit", che rappresenta invece una entrata a tutto tondo, omettendo il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul loro maggiore reddito. A loro volta i procuratori, secondo l'ipotesi investigativa, "provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle società calcistiche le proprie prestazioni, simulando che l'opera di intermediazione fosse resa nell'interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti".

Alle società è contestata la dichiarazione fraudolenta, agli atleti la dichiarazione infedele, ai procuratori l'emissione di fatture per operazione soggettivamente fittizia.

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