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I dem: "No al proporzionale", FI: "Il Pd non detti la linea"

Scontro sulla legge elettorale tra Pd e Forza Italia. Zanda rilancia il Mattarellum e boccia il proporzionale, ma i forzisti non vogliono aut aut

I dem: "No al proporzionale", FI: "Il Pd non detti la linea"

È scontro sulla legge elettorale tra Pd e Forza Italia. I democratici ribadiscono la propria contrarietà al ritorno al proporzionale e rilanciano sul Mattarellum, mentre i forzisti respingono l’idea che sia il Pd a dettare la linea sulla nuova legge elettorale.

Per il capogruppo del Pd in Senato, Luigi Zanda, “una legge proporzionale ci allontanerebbe dall'Europa e ci porterebbe ai governi tri-quadri-pentapartito, che hanno prodotto i duemila miliardi di debito pubblico".“Penso che – dice in un’intervista a Repubblica - sia necessaria un sistema che garantisca la governabilità con un premio adeguato e con meccanismi di elezione dei parlamentari che li tengano legati ai territori, come succedeva con i collegi uninominali del Mattarellum”.

Secondo Paolo Romani, capogruppo degli azzurri a palazzo Madama, con un “sistema tripolare” non è possibile tornare al Mattarellum che "non può garantire piena governabilità e rappresentatività”. Romani ricorda, inoltre, che proprio il Capo dello Stato "chiede una legge elettorale che prenda atto della sentenza della Consulta, che sia omogenea fra i due rami del Parlamento e che trovi condivisione anche oltre il perimetro della maggioranza di Governo". Per Romani "il Pd non può dettare la linea, a maggior ragione alla luce di quanto è accaduto il 4 dicembre" quando ha prevalso nettamente il No al referendum sulla riforma della Costituzione. Anche Renato Schifani invoca “ampie convergenze" per "modelli elettorali che privilegino fortemente la coerenza tra voto popolare e sua rappresentanza politica, per consentire al nostro Paese di isolare ogni forma di estremismo al governo".

Per Maurizio Gasparri, infine, il Pd "non può pensare di fare leggi elettorali a colpi di presunte maggioranze. La politica degli strappi che Renzi ha attuato in ogni direzione si è tradotta non solo in una sconfitta per il Pd, ma in una grave lacerazione del tessuto politico-istituzionale. Attendiamo - conclude - la sentenza della Consulta e poi diamo luogo a un confronto che punti a una sintesi alta. Senza pasticci, ma senza nemmeno forzature unilaterali.

Zanda e il Pd ne prendano atto".

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