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I dem sulle montagne russe E i sabotatori si scatenano

La trattativa coi 5S sembra ricucita, in serata tornano i pessimisti. Calenda: «Non si può calare le braghe così»

I dem sulle montagne russe E i sabotatori si scatenano

Lo stop alla trattativa (poi ripartita dopo l'intervento del premier dimissionario Giuseppe Conte) per la formazione del governo giallorosso ridà fiato alla fronda pro-voto nel Pd. È una giornata di tensioni e bocche cucite al Nazareno. Il timore di esser cascati nella trappola del capo politico Luigi Di Maio è forte. Tanto che Dario Franceschini, teorico del patto Pd-Cinque stelle, a metà mattinata si è convinto come il voto sia l'unica opzione sul tavolo. Anche i renziani si ribellano alle condizioni (di resa per il Pd) poste da Di Maio nell'incontro con Nicola Zingaretti e Andrea Orlando. Francesco Bonifazi, senatore e fedelissimo di Matteo Renzi, non esclude il ritorno alle urne: «Sono uno serio e responsabile. Credo al governo istituzionale. E mi va bene anche Conte. Ma se devo accettare Di Maio al Viminale, per me si può andare a votare subito».

Il capo del Pd Zingaretti è costretto a cambiare l'agenda: salta la direzione nazionale, fissata per le 18, che avrebbe dovuto ufficializzare l'accordo politico con il M5s, dando pieno mandato al segretario in vista della salita al Colle (oggi) dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il capo dello Stato impone una risposta in tempi rapidi. Non vuole attendere la serata. Zingaretti riunisce la cabina di regia: parte l'ultimatum ai Cinque stelle. Tre ore per far saltare la candidatura di Di Maio alla guida del ministero dell'Interno. Altrimenti per il Pd non c'è altra strada che il voto. In tarda serata fonti del Pd fanno sapere che rischia di saltare tutto: Di Maio vuole la poltrona da vicepremier o niente.

Carlo Calenda, il più duro avversario dell'accordo Pd-Cinque stelle, fiuta che l'accordo vacilla e prova a sabotare la trattativa. Sganciando tweet a raffica contro il gruppo dirigente dem. Sicuro di aver nel partito la sponda dall'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. I tweet dell'ex ministro dello Sviluppo economico rompono la tregua. Replicano i renziani. E il Pd rischia nuovamente di uscire con le ossa rotta dal dialogo con i Cinque stelle. Calenda è durissimo: «È in atto una sceneggiata. Se volete fare una discussione programmatica parlate di reddito di cittadinanza, Ilva, quota 100 etc. Su Conte c'era un bel no. Che poi è diventato ni e ora è si. Qualche negoziato in vita mia l'ho fatto. Questa è una rotta collettiva di una classe dirigente impaurita. #basta». L'europarlamentare Pd va ruota libera: «Non c'è esito. Ci sono ultimatum da parte di Grillo e Di Maio su un presidente del Consiglio trasformista che ha firmato tutte le peggiori porcate del governo gialloverde. Zingaretti aveva detto no. Calarsi le braghe non si può. Il tempo scadeva ieri. Basta, ritrovate un po' di orgoglio diamine!».

All'ex ministro replica Alessia Morani, deputata vicina a Renzi: «È in atto una trattativa decisa all'unanimità dalla direzione del partito che ti ha eletto al Parlamento europeo. Per rispetto del lavoro difficile che #Zingaretti sta portando avanti e il cui esito non è per nulla scontato, sarebbe il caso di evitare queste uscite».

Un altro scontento della trattativa, l'ex presidente del partito Matteo Orfini, getta benzina sul fuoco prestando il fianco alla polemica di Calenda: «Mentre contiamo decine di morti nel Mediterraneo, Salvini chiude i porti a chi ha salvato 101 esseri umani e annuncia che anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha sottoscritto la scelta, mentre Conte tace. Per me discontinuità significa prima di tutto smetterla con queste politiche disumane. Subito».

I due tentativi vanno a vuoto. La tentazione (in casa Pd) di ritornare al governo fa superare conflitti e ostacoli. Poco prima delle 18, i due capigruppo, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, escono dalla porta del Nazareno per annunciare la ripresa del dialogo con i Cinque stelle.

Zingaretti convoca la segreteria politica per stilare il documento (che questa mattina la direzione voterà) con il quale viene suggellata l'alleanza politica tra Pd e Cinque stelle.

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