Cronache

I diritti degli animali rottamati dalla Brexit

Fuori dalla Ue decadranno molte tutele per le bestie. E la May rivuole la caccia alla volpe

I diritti degli animali rottamati dalla Brexit

Se si pensa a una nazione europea molto attenta al benessere e ai diritti animali, viene in mente, prima di tutto, la Gran Bretagna, se non altro perché vanta il primo ente di protezione degli animali al mondo, la RSPCA (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, che ebbe il sigillo regale da parte della regina Vittoria nel 1840. Il nostro Ente per la Protezione Animali (ENPA) viene fondato oltre 30 anni dopo (1871) su esplicito invito di una nobildonna inglese da Giuseppe Garibaldi.

Con un curriculum di questo tipo nessuno si aspettava il voto della Camera dei Comuni inglese chiamata, nell'ambito del dibattito sulla Brexit, a giudicare le leggi dell'Unione Europea: i verdi inglesi, nella persona di Caroline Lucas, hanno tentato di inserire la norma Ue secondo la quale gli animali sentono il dolore e le emozioni in modo simile all'uomo. Incredibilmente i deputati, con la maggioranza relativa dei conservatori, hanno respinto la proposta con 313 voti contrari e 295 favorevoli. Voci di corridoio, peraltro molto autorevoli, indicano in Theresa May l'artefice di questa «sbandata». D'altronde la May aveva già tentato di reintrodurre la caccia alla volpe e vi ha rinunciato solo dopo la delusione per il risultato delle elezioni nel giugno scorso. Per giustificare questo voto i parlamentari hanno inizialmente dichiarato che gli animali sono già sufficientemente protetti dall'Animal Welfare Act del 2006.

La prima a insorgere è stata proprio la RSPCA, subito seguita dai verdi e da semplici cittadini di tutto il mondo, sdegnati per questa presa di posizione foriera di gravi pericoli per il futuro dei diritti animali, proprio nella loro patria. La principale obiezione riguarda il fatto che l'80 per cento della legislazione sul benessere degli animali del Regno Unito provenga dall'Ue e quando l'Inghilterra lascerà l'Europa Unita, solo gli animali domestici saranno protetti. «Che ne sarà - chiede il direttore dalla RSPCA David Bowles - degli animali selvatici e di quelli utilizzati nei laboratori? Ormai tutto il mondo scientifico concorda sul fatto che gli animali sono esseri con sensazioni ed emozioni. Serve una legge che riconosca la loro capacità di soffrire».

Solo un piccolo esempio di quanto dice Bowles. La Ue ha vietato di testare i cosmetici sugli animali, ma questa norma potrebbe facilmente essere rottamata, proprio come accaduto per il riconoscimento degli animali come esseri senzienti. Le critiche non hanno risparmiato i media, rei di avere relegato in trafiletti una decisione simile che, al di là dei diritti animali, pone seri dubbi sulla stessa democrazia inglese. Molti abitanti dell'Albione si chiedono quanti altri diritti verranno demoliti senza essere portati all'attenzione del pubblico e senza la minima consultazione.

Le bordate di critiche hanno mosso i parlamentari conservatori e lo stesso primo ministro a intervenire per chiarire il loro operato. «Il voto contrario all'emendamento non è un voto contrario all'idea che gli animali siano senzienti e provino dolore. Questo è un equivoco - ha affermato Theresa May -. Si è trattato del rifiuto di un emendamento difettoso, che non avrebbe raggiunto i suoi obiettivi dichiarati, di fornire una protezione adeguata per gli animali». L'obiezione della May ha convinto solo se stessa e i verdi proporranno un altro emendamento simile, alla camera dei Lord.

Intanto le volpi tremano nelle brughiere inglesi.

E non a causa del freddo.

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