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I dubbi del sottosegretario sull'emendamento Boschi

La Vicari ricorda le sue perplessità sulla compatibilità della norma voluta dal governo: sarà sentita dai pm lucani. La rete dei contatti tra le società petrolifere ed esponenti dell'esecutivo

I dubbi del sottosegretario sull'emendamento Boschi

Roma - L'odore di petrolio rischia di impregnare altri pezzi del governo di Matteo Renzi. A margine delle indagini della procura di Potenza che hanno portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, dalle carte emerge la rete di contatti tra le società petrolifere ed esponenti dell'esecutivo. Nella bufera politica oltre al Mise rischia di finire anche il ministero della Difesa di Roberta Pinotti, presa di mira negli ultimi giorni dal M5S. A parlare dei canali aperti con il Palazzo è il dirigente Total Giuseppe Cobianchi. Che, intercettato col fidanzato della Guidi, Gianluca Gemelli, spiega che la compagnia petrolifera era impegnata «su tutti i fronti». «So che anche a livello centrale - spiega Cobianchi a Gemelli - con i ministeri, insomma, i colleghi di Roma hanno contatti continui, frequenti, mi auguro che quello che viene dichiarato a livello governativo poi possa trovare applicazione». Oltre ai riferimenti ai contatti con «i ministeri», Cobianchi fa il nome di un altro dirigente Total, Roberto Pasolini, spiegando che si tratta della «persona che comunque tiene i rapporti (...) a Roma, anche con i ministeri, eccetera». Il tema era ancora quello dell'emendamento da riproporre - con il placet del ministro Boschi, a quanto la Guidi dice intercettata al fidanzato - nella legge di Stabilità per «sbloccare» la situazione su Taranto, portando il petrolio da Tempa Rossa fino alla città sullo Ionio. E su quell'emendamento, al centro dell'audizione del ministro per i rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi con i pm di Potenza, lunedì scorso, ieri ha voluto dire la sua anche l'ex sottosegretario al Mise (ora al ministero delle Infrastrutture e Trasporti) Simona Vicari, che quell'atto aveva firmato. Il nome della senatrice Ncd salta fuori anche dalle pagine dell'ordinanza potentina, con il «solito» Cobianchi che riferisce a un collega di una riunione al Mise con l'Ad di Total Nathalie Limet, la Guidi e, appunto, la Vicari. Che sarà a sua volta ascoltata dai magistrati lucani nei prossimi giorni. Parlando ad Affaritaliani l'esponente di Ncd ha preso le distanze dall'emendamento «incriminato», ricordando che «ogni componente del governo può presentare (...) un emendamento, ma non può farlo a titolo personale: tutto dev'essere autorizzato» dal ministro dei Rapporti col Parlamento, ossia la Boschi. Averlo firmato era un atto «doveroso», spiega, «indipendentemente dalle mie opinioni personali sul suo contenuto». Nel merito, la Vicari ammette di aver avuto qualche perplessità «sulla compatibilità di materia». E conferma, come anticipato dal governatore pugliese Michele Emiliano, che i presidenti di Puglia, Calabria e Basilicata chiesero invano un incontro col ministro «prima del via libera al referendum». Se il petrolio crea grattacapi al governo, i problemi politici come riflesso dell'indagine investono Palazzo Chigi anche su altri fronti. Come il filone siciliano, che vede indagato insieme a Gemelli il Capo di Stato maggiore della Marina Militare Giuseppe De Giorgi, per un presunto interesse di Gemelli a ottenere la concessione di un pontile militare nel porto di Augusta, importante hub petrolifero. Gemelli in cambio avrebbe offerto le sue entrature per favorire lo sblocco dei fondi (5,4 miliardi) per il rinnovo della flotta.

Tra gli indagati anche un grande burocrate, Valter Pastena, che ha ricoperto o ricopre incarichi in tre ministeri: Mise, Mef e anche alla Difesa, come direttore dell'Ufficio centrale del Bilancio del dicastero.

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