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I due anni di Virginia Raggi tra processi e scandali

Virginia Raggi, a due anni dalla vittoria a Roma, rischia di essere travolta dall'emergenza rifiuti e trasporti, dal malgoverno ma soprattutto dalle inchieste giudiziarie sul caso Marra e sullo stadio della Roma

I due anni di Virginia Raggi tra processi e scandali

“Il vento sta cambiando, sono pronta a governare questa città”. Così parlava Virginia Raggi all’indomani dei risultati del primo turno delle Comunali a Roma che le attribuivano il 35% dei consensi. Due settimane dopo il suo sogno di diventare la prima ‘sindaca’ della Capitale si realizza ma, ad oggi, questo vento di cambiamento appare quanto mai sopito.

Giunta Raggi, due anni di disservizi e scandali

La Raggi, in pochi giorni, taglierà il traguardo dei due anni alla guida del Campidoglio e il bilancio che si può tracciare è alquanto deludente, non solo alla luce degli arresti legati all’inchiesta dello stadio della Roma. Il rimpallo di responsabilità tra la sindaca e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, su chi ha proposto la nomina dell’avvocato Luca Anzalone a presidente di Acea lascia l’amaro in bocca, o meglio uno strano sapore da Prima Repubblica. Ormai, la Raggi, sebbene alla fine abbia ammesso di aver scelto Lanzalone da sola, ama fare “lo scarica barile” su tutte le grandi emergenze della Capitale: i disservizi dell’Atac, i rifiuti, le buche. Dall’inizio del 2018 sono andati in fumo 12 autobus della municipalizzata del trasporto pubblico, tra Comune e Regione c’è un continuo ping-pong sulla gestione dei rifiuti mentre, per quanto riguarda le buche, i romani si sono ingegnati a coprirle piantandovi sopra dei fiori. Sul fallimento del piano per il superamento dei campi rom, ampiamente trattato con vari reportage da ilGiornale.it, si potrebbe scrivere un trattato ma evitiamo e ci limitiamo a ricordare che la soluzione del problema, per la Raggi, è stata quella di aver stanziato migliaia di euro per aiutare i rom a pagarsi le case in affitto. Insomma, tutto si può dire ma non che la qualità della vita, per i romani, sia migliorata come dimostra anche un recente ‘fact checking’ su un parco giochi di periferia che la Raggi, quando era semplice consigliera comunale, prometteva di riqualificare. Ebbene, ora, che lei è seduta nello scranno più alto del Campidoglio, quel parco giochi risulta essere definitivamente chiuso. Un altro piccolo ma significativo esempio di come a Roma nulla sia cambiato, anzi.

Gli assessori e i dirigenti in fuga

Roma, però, è una città difficile da governare ma, dal momento che la Raggi ha vinto senza avere alleati, sarebbe dovuto essere più semplice. E, invece, no. Le divisioni, fin dall’inizio, hanno lacerato il Movimento Cinque Stelle capitolino che, in questo biennio, si è trovato spesso alle prese con dimissioni di massa di assessori e dirigenti delle municipalizzate. L'ultimo è stato l'assessore al Commercio, Adriano Meloni mentre il primo addio illustre è stato quello dell’ex assessore all’Ambiente, Paola Muraro, che aveva tenuto nascosto di essere indagata dalla Procura di Roma. Nel settembre 2016, invece, lasciano l’ex assessore al Bilancio, Marcello Minenna, il capo di gabinetto Carla Raineri (che era subentrata a Daniele Frongia, ‘pupillo’ della Raggi poi nominato assessore allo Sport), Marco Rettighieri, direttore generale Atac e Alessandro Solidoro, che appena un mese prima era stato nominato presidente di Ama. Dopo di loro hanno ricevuto il benservito anche i dirigenti che sono subentrati Antonella Giglio (Ama), Bruno Rota e Manuel Fantasia (Atac). E non si possono dimenticare neppure le dimissioni del ragioniere generale del Campidoglio, Stefano Fermante.

Caso Marra, la Raggi a processo per falso

Nell’arco di due anni sono cambiati tre assessori al bilancio. Il secondo, Raffaele De Dominicis, è durato meno di 24 ore perché indagato, mentre Andrea Mazzillo, responsabile di un bilancio di previsione bocciato dai revisori dei conti del Comune, se n’è andato via sbattendo la porta, tra mille polemiche. Poi, non si può dimenticare l’ex assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, che si è dimesso quando ha capito che i grillini stavano per approvare il progetto dello stadio della Roma a Tor Di Valle. Ben più clamore ha fatto l’arresto per corruzione di Raffaele Marra, che ha determinato le dimissioni di Salvatore Romeo da capo della segreteria politica del sindaco Raggi, a favore della quale aveva intestato due polizze vita. Ora, il futuro della Raggi dipenderà dall’esito del processo per falso nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina alla direzione del Turismo in Campidoglio di Raffaele Marra.

Ma non è escluso che le ripercussioni sulla ‘vicenda Lanzalone’ possa portare persino alla caduta della giunta Raggi.

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