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I finti risparmi del viaggio di Stato in Cina. Ecco i super hotel del compagno "Di Mao"

Ha sbandierato sui social il biglietto low cost. Però ha taciuto gli alberghi di lusso

I finti risparmi del viaggio di Stato in Cina. Ecco i super hotel del compagno "Di Mao"

Il 19 settembre scorso il vicepremier Luigi Di Maio, accompagnato da una delegazione di circa 12 persone, si è imbarcato da Roma su un volo Alitalia diretto in Cina. Una tre giorni di incontri istituzionali, fitta di colloqui con esponenti della politica e dell'economia del Paese dell'Estremo Oriente. Ma lo stesso capo politico grillino, da subito, ha preferito mettere l'accento sulla forma più che sulla sostanza del viaggio. Così a far discutere è stato un video condiviso sui social network, dove si vede Di Maio - o Di Mao? - che sventola il biglietto della compagnia di bandiera con in bella evidenza l'indicazione della «classe» su cui viaggiava la squadra ministeriale: Economy, altro che Business Class come quelli della Casta. E il volo è di linea, non è mica l'«Air Force Renzi», dismesso dal M5s attraverso un altro filmato promozionale pubblicato sui social.

Infatti Di Maio commentava: «In partenza per la Cina. In missione per le imprese italiane. Si vola con aerei di linea ovviamente. Mai preso un volo di Stato in 3 mesi e mezzo da ministro, esattamente come vi avevo promesso». Peccato sia facile scivolare sulla buccia di banana del lusso, per chi a tutti i costi vuole vestirsi dei panni di francescano della politica. La rivelazione è de L'Espresso. E riguarda l'albergo dove Di Maio, portavoce e collaboratori hanno soggiornato a Pechino, dal 20 al 22 settembre. Nel cronoprogramma della missione istituzionale spunta una frase: «Trasferimento all'Hotel Four Season e check in». Si tratta di uno degli alberghi più lussuosi della capitale cinese, parte di una famosissima catena di hotel a cinque stelle extralusso diffusa in tutto il mondo. Per due notti, come nel caso di Di Maio e soci, si possono spendere, a persona, dai 406 euro in su. Fino ai 664 euro per dormire in una Ambassador Suite. Per l'Imperial Suite, la Chairman Suite e la Beijing Suite non sono disponibili i prezzi, ma bisogna contattare telefonicamente l'albergo. Tutte le camere sono lussuosissime e ricercate, con vista sullo skyline della città, l'hotel si trova nel quartiere degli affari e delle ambasciate.

Ad accompagnare Di Maio nel viaggio, tra gli altri, c'era anche Pietro Dettori. Assunto a Palazzo Chigi come esperto di social a 130mila euro l'anno, ex dipendente della Casaleggio Associati e per anni autore occulto di molti dei post sul vecchio Blog di Beppe Grillo, in prima linea nella battaglia «virale» contro i presunti sprechi e lussi della Casta. Gli uomini del vicepremier grillino si sono giustificati dicendo che le cifre sborsate (2-300 euro a notte) sono quelle di un quattro stelle e comunque in linea con le regole dei ministeri. Tutto, però, è molto lontano dalla sobrietà francescana su cui si è fondato il M5s e si fonda la comunicazione del «governo del cambiamento», tra «manovra del popolo» e «abolizione della povertà».

Di Maio è un habitué di Four Season, avendo soggiornato in un hotel della stessa catena anche ad Il Cairo a fine agosto. La società è una multinazionale canadese, posseduta dalla Cascade Investments di Bill Gates e dalla Kingdom Holding Company di proprietà del miliardario principe saudita al-Walid bin Talal.

Poteri «fortissimi».

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