Politica

I fondi pensione meglio del Tfr ma la crisi stoppa i versamenti

Rendimenti più che doppi rispetto all'Inps In 2 milioni però hanno smesso di versare

Gian Maria De Francesco

Roma La previdenza integrativa rende più del Tfr lasciato in azienda o all'Inps. La conferma definitiva arriva dalla Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, che ieri ha presentato la Relazione annuale sul 2015. In particolare, i rendimenti netti annui medi dei fondi negoziali (quelli destinati alle singole categorie come i metalmeccanici, i chimici, ecc) si sono attestati al 2,7%, mentre i fondi aperti (rivolti ai singoli aderenti) hanno toccato il 3 per cento. Entrambi sono stati superati dai Pip (piani individuali pensionistici, che spesso contratti di assicurazione sulla vita) che hanno reso il 3,2%, più di due volte e mezzo la rivalutazione del Tfr che si è fermata all'1,2% al netto delle tasse, risultato più basso dal 1999. Si tratta di risultati ragguardevoli perché la legge di Stabilità dell'anno scorso ha aumentato la tassazione sui rendimenti portandola dall'11 al 20% e penalizzando, dunque, questa forma di risparmio.

Il nuovo presidente della Covip, Mario Padula, ha messo in evidenza la forte crescita (+12,1%) delle adesioni alla previdenza complementare a oltre 7,2 milioni di iscritti (5,2 milioni di dipendenti privati, 1,9 milioni di autonomi e poco più di 170mila del pubblico), un exploit trainato dall'iscrizione automatica di tutti i lavoratori del comparto edile i cui contributi sono versati dai datori di lavoro. La crisi occupazionale si è, però, tradotta in una sospensione dei versamenti per circa 1,8 milioni di iscritti.

Alla fine del 2015, il patrimonio delle forme pensionistiche complementari ha superato i 140 miliardi di euro, in aumento del 7,1% rispetto al 2014. Il flusso di Tfr conferito ai fondi pensione è rimasto sostanzialmente stabile a 5,5 miliardi e non è stato intaccato dalla possibilità, concessa dalla Stabilità dell'anno scorso, di riceverlo in busta paga. Un chiaro segnale che i cittadini hanno preferito continuare ad accantonarlo piuttosto che riceverlo in anticipo, ma assoggettandolo all'aliquota Irpef ordinaria. Al 31 dicembre scorso le attività detenute dai fondi pensione ammontavano a circa 107 miliardi. Il 62,2% è investito in bond e di questi 30 miliardi sono Btp.

Padula ha ricordato le due proposte di riforma previdenziale avanzate nel 2015 dalla Covip e in parte recepite dal ddl Concorrenza. In primo luogo, la possibilità per i lavoratori di destinare «anche solo una quota del Tfr alla previdenza complementare» per favorire le iscrizioni nei settori dove le adesioni sono ancora basse come nelle pmi. In secondo luogo, la commissione ha chiesto di «anticipare l'accesso alle prestazioni pensionistiche complementari» per rendere flessibili i pensionamenti. In buona sostanza, anziché ricorrere al prestito pensionistico concesso da banche o assicurazioni cui sta lavorando il governo, i lavoratori iscritti ai fondi, che volessero ritirarsi prima del raggiungimento dell'età pensionabile, potrebbero attingere alla propria posizione in attesa di raggiungere i requisiti per ricevere la pensione di base.

Covip ha infine chiesto «un'adeguata cornice normativa» per la sanità integrativa. I fondi sanitari gestiscono infatti 4 miliardi di risorse su 30 miliardi di spesa sanitaria privata.

Si tratta di una necessità per un settore che conta 6 milioni di iscritti e 10 milioni di assistiti.

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