Politica

I gay mettono alla gogna i senatori Pd anti unioni civili

Un sito vicino al mondo omosessuale pubblica la lista di proscrizione: molti interessati smentiscono. Renzi esclude marce indietro sulle adozioni, però cresce la paura del flop

Nel Pd cresce la paura, in vista dell'esame d'aula sulle unioni civili. La paura di un inciampo a voto segreto, che faccia naufragare un traguardo storico ormai a portata di mano, ripercuotendosi negativamente sul governo alla vigilia della campagna elettorale per le Amministrative.Matteo Renzi esclude ogni marcia indietro: nessuno stralcio della norma sulle adozioni, come chiede Angelino Alfano. «Proporre ora lo stralcio sarebbe inutile e controproducente, non esiste», dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ma si cerca freneticamente una mediazione che faccia digerire la contrastata stepchild adoption agli ultrà cattolici (e non solo) che dentro il Pd avanzano dubbi, e consenta la massima unità possibile del partito per far fronte alle trappole d'aula. E in un clima già difficile piomba come una granata la «lista di proscrizione» stilata dal sito Gay.it: un elenco dei 36 reprobi che vorrebbero - secondo l'accusa - affossare la legge se rimanesse nel testo l'adozione. Fioccano le proteste e le smentite dei senatori chiamati in causa, da 36 si scende a 24, e molti anche tra i critici della stepchild adoption assicurano che voteranno comunque il testo, anche se la norma dovesse passare. «Non ho mai detto che non avrei votato il ddl anche con la stepchild», si indigna la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, che pure è una delle più critiche. «Voterò il ddl perché il riconoscimento dei diritti degli omosessuali sia una scelta doverosa per credenti e non credenti. Ma è necessario tenere insieme le sensibilità di tutti nel Pd», dice Francesco Russo. I firmatari dell'emendamento che sostituisce l'adozione con il fantomatico «affido rafforzato» alla fine sono solo tre. Molti si infuriano per il metodo «squadrista» usato dall'associazione: «Un'iniziativa del tutto inopportuna», dice la promotrice della legge, Monica Cirinnà, «mi stupisce negativamente la scelta di stigmatizzare la posizione di alcuni senatori del mio partito, non solo in modo errato, ma soprattutto basandosi su indiscrezioni del tutto infondate». Il senatore bersaniano Miguel Gotor è ancora più severo, e sospetta «strane manovre» dietro la diffusione di «arbitrarie» liste di nomi: «C'è chi lavora per intorbidire le acque. I senatori del Pd, anche tra i cattolici, che non voteranno la legge si contano sulle dita di una mano. Ma se si alimenta la bagarre, dando l'immagine di un Pd spaccato e in confusione, si favorisce la trappola che i Cinque Stelle sono ansiosi di mettere in atto: a scrutinio segreto, saranno loro a far mancare i voti, cercando di far saltare la legge in modo da poter buttare la croce addosso a noi, per farci sopra la campagna elettorale».Sospetti e timori, corroborati anche da un dato di fatto. La legge andrà in aula senza rete: non essendo stato concluso l'esame in commissione (causa ostruzionismo di Ncd e oltranzisti cattolici vari), non ci sarà un relatore. Nessuno sarà autorizzato quindi a dare i pareri sugli emendamenti, e il governo - vista la contrarietà di una sua componente - si limiterà a rimettersi all'aula. Per questo, spiega chi segue la mediazione interna al Pd, «stiamo lavorando per individuare qualche paletto che, tenendo ferma la stepchild, rassicuri i contrari e temperi gli automatismi. Perché se non portiamo compatto al voto il 95% del Pd e ci affidiamo al buon cuore dei Cinque stelle, il pericolo che salti tutto si fa concreto».

Si affaccia l'idea di prevedere un periodo pre-adottivo «di prova» al termine del quale sarà un giudice a decidere se la coppia presenta le condizioni per adottare definitivamente il minore, ma è presto per dire se basterà.

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