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I gialloverdi vanno all'assalto di Consob e Banca d'Italia

Siluro dei due vicepremier: «I vertici sono da azzerare» E ora si teme la reazione negativa di mercati e spread

I gialloverdi vanno all'assalto di Consob e Banca d'Italia

La sorpresa peggiore della nuova intemerata di Di Maio e Salvini contro la Banca d'Italia potrebbero riceverla domani quegli stessi risparmiatori che essi pretendono di tutelare. Lo spread, infatti, potrebbe continuare la propria scalata in virtù della percezione da parte dei mercati della sfiducia del governo nei confronti di due Authority indipendenti una delle quali è la banca centrale.

Le parole dei due vicepremier a Vicenza non sono benauguranti. «Banca d'Italia e Consob andrebbero azzerati perché chi doveva controllare non ha controllato», ha detto Salvini. Di Maio ha sganciato una bomba con il sorriso: «Il minimo che si possa fare è non mettere la gente di prima negli stessi posti: è bene che ci sia discontinuità».

I Trattati europei, che hanno valenza di legge costituzionale, prescrivono l'indipendenza delle autorità di vigilanza. Perciò qualsiasi ipotesi di riforma che minasse nelle fondamenta questo principio non solo potrebbe determinare censure e, perfino, sanzioni nei confronti del nostro Paese. L'Ungheria di Viktor Orbán ha già rischiato la procedura di infrazione nel 2012 su questo punto anche se l'attuale governatore della banca centrale è un suo ex ministro, György Matolcsy. «Il rischio di travolgere la credibilità delle istituzioni è altissimo e l'Italia non se lo può permettere», ha commentato Renato Brunetta (Fi).

Occorre tuttavia precisare che l'azzeramento dei vertici di Via Nazionale, come anche la rimozione del vicedirettore generale Luigi Federico Signorini, sono impossibili. La conferma del vicedirettore generale non è nella disponibilità del governo. La legge sul risparmio prevede che il premier Giuseppe Conte, di concerto con il ministro dell'Economia e sentito il Consiglio dei ministri, trasferisca la proposta del Consiglio superiore di Bankitalia al presidente della Repubblica, che con un decreto formalizza la nomina. I requisiti di indipendenza della banca centrale si esplicano in questo percorso che impedisce al potere politico di interferire. Tutele ancora più rafforzate per la nomina del governatore. Idem per Consob.

Palazzo Koch, ovviamente, non si fa coinvolgere nella polemica e ai piani alti la speranza è che i toni vengano rimodulati in quanto gli attacchi alle istituzioni non sono mai un buon segnale. La guerra, purtroppo, è destinata a proseguire. Lo stop alla conferma di Signorini non è l'unica azione di rappresaglia nei confronti di Via Nazionale. I pentastellati, infatti, con l'ultima manovra sono entrati a gamba tesa sulle competenze di Bankitalia aumentando a 1,5 miliardi nel triennio 2019-2021 il fondo di ristoro per i risparmiatori coinvolti nei crac bancari eliminando la clausola di rinuncia all'azione legale come precondizione di risarcimento.

La tutela dell'indipendenza delle Authority è confermata anche da due altri eventi. Il ministro dello Sviluppo Di Maio sta tenendo in stand by la conferma dei due consiglieri dell'Ivass (l'istituto di vigilanza assicurativa presieduto dal dg di Bankitalia, Salvatore Rossi), Riccardo Cesari e Alberto Corinti, due esperti tecnici. La seconda mossa è la nomina di Gianluigi Paragone come presidente dell'istituenda commissione d'inchiesta sulle banche. L'ex anchorman, infatti, aveva firmato una proposta di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta permanente dagli ampi poteri. Il sogno proibito degli M5s? Il governatore eletto dal Parlamento.

Una garanzia di spread a livelli interstellari.

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