Politica

I giudici salvano De Luca: per lui la Severino non vale

Il Tribunale di Napoli dopo il sindaco de Magistris grazia pure il governatore. Deciderà sulla sospensione il 17 luglio: nel mentre può convocare il consiglio e nominare la giunta

I giudici salvano De Luca: per lui la Severino non vale

La Severino non è una legge per tutti. Vale per Silvio Berlusconi, decaduto da senatore e incandidabile per sei anni a causa degli effetti della norma voluta dall'ex Guardasigilli del governo Monti, ma non per la sinistra. Lo dicono i fatti: il governatore della Campania Vincenzo De Luca non dovrà dire addio alla nuova carica, grazie a una sentenza a lui favorevole del Tribunale di Napoli, lo stesso che aveva appena graziato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. L'ultima decisione è stata presa ieri dalla prima sezione civile, che ha accolto il ricorso d'urgenza del presidente della Regione Campania contro la sospensione di De Luca effetto del decreto firmato dal premier Matteo Renzi secondo quanto previsto dalla legge Severino a causa della condanna per abuso d'ufficio. Sospensione sospesa, dunque. Proprio lo stesso giorno in cui la Severino miete un'altra vittima, Luca Gramazio, arrestato per Mafia Capitale e sospeso ieri dalla carica di consigliere comunale del Lazio.

Per De Luca i giudici si sono pronunciati in tempi record, riconoscendo le sue ragioni inaudita altera parte , cioè senza ascoltare altre parti, in modo che il presidente della regione Campania possa convocare il primo consiglio, nominare la giunta e firmare atti, che però resteranno sub judice e precari, così come le nomine, fino all'udienza collegiale fissata il 17 luglio per la decisione di merito, che potrà confermare o meno l'accoglimento del ricorso. Il giudice scomoda la «volontà popolare» per motivare il decreto. La sospensione, scrive, «non può tradursi in una abnorme revoca delle elezioni o in una estemporanea rottamazione degli organi della Regione, vanificando il “munus” degli eletti, primo tra tutti il presidente, e la stessa volontà popolare» con «conseguenze sovversive di una democrazia rappresentativa». Un ragionamento che calzerebbe a pennello anche per il caso Berlusconi, che per ora rimane l'unica vittima illustre di una legge che sta dimostrando di avere bisogno di ritocchi, in attesa che a ottobre si pronunci la Corte Costituzionale. Per De Luca si è scomodato anche il presidente del Tribunale civile di Napoli, Ettore Ferrara, intervenuto con una nota in cui giustifica il decreto inaudita altera parte con il rilievo mediatico avuto dalla vicenda. Il presidente della prima sezione, Gabriele Cioffi, ha stabilito che la sospensione dalla carica del neo eletto avrebbe determinato la necessità di tornare alle urne vanificando così il risultato elettorale e «con indubbia lesione anche delle posizioni soggettive dei rimanenti eletti in Consiglio». Questo perché il provvedimento impugnato avrebbe inibito a De Luca «l'esercizio dei poteri connessi alla sua carica» e l'insediamento del consiglio regionale. Secondo i legali del neo governatore il decreto di sospensione dalla carica era «illegittimo» perché la legge Severino «non ha previsto la diverse fattispecie di chi sia stato condannato prima di essere eletto» come nel caso di De Luca. «Questa sentenza - ha commentato il neo governatore - ci mette in condizione di cominciare pienamente il nostro lavoro amministrativo. È un atto che consente agli elettori di vedere rispettato il loro diritto di scegliere da chi essere governati».

Per l'avvocato Gianluigi Pellegrino, uno dei massimi esperti della legge Severino, la sentenza De Luca «riabilita Berlusconi, perché la questione che chiede l'ex sindaco di Salerno è esattamente quella che chiede l'ex premier».

«A questo punto - dice - Berlusconi dovrebbe chiedere di tornare in Senato».

Commenti