Politica

I governatori del Nord stoppano Renzi: «Fai solo chiacchiere»

Da Zaia, Toti e Maroni: «Sull'accoglienza ai migranti basta con la politica delle belle intenzioni. Ci vogliono i fatti»

RomaL'asso se lo gioca subito e si chiama rimpatrio: «I profughi di guerra si accolgono, i migranti economici vengono rimandati a casa», dice Matteo Renzi ai presidenti di Regione convocati a Palazzo Chigi con l'Anci per cercare un'intesa. Il piano prevede due voli a settimana pagati dall'Europa, procedure snelle per le richieste d'asilo, centri di smistamento internazionali, nuovi accordi con le polizie africane e undicimila posti da trovare subito per sollevare la Sicilia. Ma lo spariglio non riesce, i governatori del nord restano fermi sulle loro posizioni. «Solo parole, nessuna proposta concreta», dice Roberto Maroni, mentre Luca Zaia invita i prefetti «a ribellarsi, a non rispondere al telefono quando chiama il governo». Solo Giovanni Toti sembra appena meglio disposto: «È una buona cosa che il presidente del Consiglio ci abbia voluto vedere prima di andare a trattare con la Ue, però non c'è ancora una strategia per bloccare i flussi». Risultato, vertice fallito. Il premier parte per Bruxelles con la pistola scarica.

E Renzi è il primo a rendersene conto. «Noi andiamo comunque avanti, ma partiamo da una posizione debole se dentro i nostri stessi confini non riusciamo a trovare una risposta condivisa». Come si fa infatti a parlare di quote europee se nemmeno le Regioni italiane vogliono accollarsi una parte dei migranti? Per il presidente del Consiglio ci sono due modi per affrontare il problema. Il primo è «rinfacciarsi il passato» discutendo degli accordo di Dublino, «una strada che non porta a niente». Il secondo «cercare insieme soluzioni che rispondano a requisiti etici e criteri di ragionevolezza. Più l'Italia si mostra compatta, meglio è». Appunto.

Il più deluso alla fine è Maroni. «Ho sollevato problemi concreti, il governo ha risposto “ne riparleremo“. Ho chiesto di sapere il luogo dove si fa la verifica di chi è richiedente asilo e chi migrante. Ho detto che non c'è possibilità di distinguerli, che non si può fare un rimpatrio. Niente, solo generiche dichiarazioni d'intenti. E' assolutamente incredibile». Renzi ha riconvocato le Regioni tra 15 giorni. «Tornerò, certo, spero solo che non vada come oggi».

Pure Zaia dice che il famoso piano B è una scatola vuota. «Dall'incontro non è emersa nessuna novità. Ci aspettavamo relazioni internazionali forti ma non c'è nulla di nuovo sotto il sole. In questa situazione noi continuiamo a dire no a nuovi arrivi». I prefetti? «Si ribellino. Devono rispettare le istanze dei territori, nel mio caso i veneti, fino in fondo». E non è vero, sostiene il governatore, che questa posizione adesso indebolisca Palazzo Chigi nel suo negoziato. «È stata l'inchiesta su Mafia Capitale a indebolire il governo sul fronte della trattativa con l'Europa». Il tentativo di rompere l'asse del nord è quindi fallito, anche se Toti appare più diplomatico: «Che l'incontro sia stato convocato è un primo passo, che i contenuti siano stati soddisfacenti, non possiamo dirlo visto che i dettagli del piano non sono noti».

«Maroni, Zaia e Toti hanno cominciato a rilasciare dichiarazioni prima ancora che la riunione iniziasse - dice Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni - Le loro sono posizioni pregiudiziali». Ma anche i governatori di centrosinistra, pur appoggiando il governo, hanno qualche dubbio e richiesta. Rosario Crocetta e Vincenzo De Luca, al suo esordio in attesa della sospensione, se la prendono «con il nord che scarica sul sud l'onere dell'accoglienza». E il presidente dell'Anci Piero Fassino mette in luce le «tante criticità» sofferte dai comuni: «Non si può lasciare l'emergenza a dinamiche spontanee.

Abbiamo chiesto garanzie, servono misure che migliorino la gestione dell'accoglienza».

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