Politica

Per i grillini resta ancora un eroe il boss che spingeva a votare 5 Stelle

Simone Di MeoNapoli Non c'è solo il caso di Quarto, dove un boss intercettato al telefono promette: «Adesso si deve portare a votare anche le vecchie di 80 anni, si devono portare là sopra e devono mettere la x sul Movimento Cinque Stelle, che è la cosa fondamentale...». E dove il consigliere comunale grillino Giovanni De Robbio ricatta il suo stesso sindaco Rosa Capuozzo per favorire soggetti vicini al clan Polverino. C'è anche il caso del padrino casalese Carmine Schiavone che, poco prima di morire, dichiara pubblicamente il suo apprezzamento per i grillini. Arrivando addirittura a invitare il popolo a esprimere in massa la preferenza per il M5S.Due episodi che, letti insieme, assumono un profilo sinistro. Inquietante. Soprattutto perché il direttorio tace, oggi come allora. L'unico anelito di vita, in queste ore, è arrivato da Beppe Grillo che sul blog ha sfoderato l'ennesima difesa d'ufficio: «Le indagini dimostrano che il sindaco e l'amministrazione sono parte lesa. Se sono arrivati i voti della camorra, non sono stati determinanti». Sarà. Intanto, il movimento è accerchiato. Nessuno che si prenda la briga di spiegare com'è che i grillini piacciano tanto all'antistato fin dal loro esordio sulla scena politica. L'endorsement di Schiavone è emblematico, in questo senso. Saltellando da una intervista all'altra, da uno studio televisivo all'altro, il capoclan casalese ha sempre avuto una parola buona per il M5S. I video dei suoi show, tuttora cliccatissimi su Youtube, non hanno fatto scalpore all'epoca.Ora però è diverso. Alla luce di quel che sta svelando l'indagine del pm Henry John Woodcock servirebbe che qualcuno dei big del M5S andasse oltre gli slogan web e prendesse coscienza che c'è qualcosa che non va. Invece niente. Sono stati zitti pure quando Schiavone a favore di telecamere esclamò: «La famiglia mia ha fatto votare Cinque Stelle. Li abbiamo fatti votare... noi, un gruppo. Abbiamo detto: proviamo». Nessuno dei vari Casaleggio, Di Maio, Dibba avvertì l'esigenza di prendere le distanze da quell'imbarazzante dichiarazione d'amore rintuzzando di non volere i voti degli Schiavone e degli amici degli amici. Il padrino casalese ha continuato il siparietto tante altre volte. All'emittente casertana TvLuna, in occasione delle ultime Europee, è stato ancora più esplicito: «Vedo quel Di Maio che mi piace tanto quel ragazzo, Di Battista lo stesso... ragazzi umili che camminano a piedi, in piazza... senza alcun timore».Alla notizia del decesso del pentito nel 2015, i grillini ne hanno iniziato l'opera di santificazione. Adombrando il sospetto che non sia stato un attacco cardiaco a ucciderlo, ma le manovre di qualche fantomatica Spectre per impedirgli di parlare del business delle ecomafie realizzato in combutta, secondo il boss, con apparati deviati dello Stato. I pentastellati sono arrivati finanche a metterne in relazione la scomparsa col tragico incidente stradale in cui perde la vita il compianto pm Federico Bisceglia, lui sì in prima linea contro la Terra dei fuochi, per denunciare che «chi tocca i fili del traffico di rifiuti fa una brutta fine».È una storia, quella del complotto ai danni di Schiavone, che va avanti per giorni, settimane e che ancora oggi tiene banco negli ambienti pentastellati. Tuttora sul blog di Grillo a proposito dell'infarto a Schiavone si può leggere: «Vogliono farci credere che sia un caso. In Italia funziona sempre così, ci prendono per idioti. I mandanti si staranno sbellicando dalle risate».

Un anno dopo, a Quarto, le cose si sono maledettamente complicate.

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