Politica

I jihadisti delle steppe sono la nuova minaccia

Istanbul, poi Stoccolma e San Pietroburgo. E la cellula di New York

Fausto Biloslavo

I killer della steppa sono la nuova minaccia del terrore di matrice jihadista. Solo quest'anno quattro sanguinosi attentati, da New York a San Pietroburgo, sono stati compiuti da uzbeki, che hanno aderito allo Stato islamico quasi sconfitto in Medio Oriente. I volontari della guerra santa partiti per la Siria e l'Irak dalle ex repubbliche sovietiche dell'Asia sono circa 4mila. Oltre mille sono musulmani estremisti dell'Uzbekistan, che confina pericolosamente con l'Afghanistan.

La strage di ciclisti a New York è stata perpetrata da Sayfullo Saipov, 29 anni, arrivato negli Usa nel 2010. La radicalizzazione è avvenuta sul territorio americano non solo seguendo in rete i video dell'Isis e le dettagliate istruzioni per colpire in Occidente. Due anni fa l'Fbi lo aveva interrogato, quando era stata scoperta una cellula uzbeka di New York con contatti in Florida, dove viveva Saipov. Gli aspiranti killer della steppa erano pronti a partire per la Siria. Forse non è un caso che quattro giorni prima dell'attacco sia stato condannato a 15 anni di carcere un membro del gruppo, Abdurasul Hasanovich Juraboev, giovane uzbeko arrestato dall'Fbi all'aeroporto Kennedy di New York prima di imbarcarsi per la Turchia. Il piano era di passare il confine siriano per combattere con le bandiere nere. Assieme a Akhror Saidamketov, altro uzbeko di Brooklyn, aveva pianificato l'arruolamento nell'Isis. Il loro mentore era il connazionale Abror Habibov, che risiedeva in Florida. E nello stesso stato, a Tampa, aveva vissuto il killer dei ciclisti a New York. L'aspirante terrorista Saidakh­metov della cellula nella Grande mela, registrato dall'Fbi, confidava di voler «comprare un Ak 47 (fucile mitragliatore kalashnikov, nda) per sparare alla polizia. Boom». A Brooklyn ci sono circa 20mila immigrati uzbeki arrivati nell'ultimo decennio. Molti hanno vinto la Green card, il permesso di soggiorno negli Usa, grazie alla lotteria, come il killer di New York. Non solo: Il 31 ottobre, giorno dell'attentato, l'Isis ha invitato via Telegram ad attaccare la parata di Halloween nella Grande mela fornendo tanto di mappa della sfilata.

Il filo rosso dei killer della steppa si sviluppa soprattutto in Europa. Il 7 aprile a Stoccolma, l'uzbeko richiedente asilo, Rahmatjon Kurbonov era stato attivato attraverso una chat Telegram tagika prima di lanciarsi con un camion nel centro della capitale svedese. Il bilancio dell'attacco, simile come tattica a quello di New York, è stato di 4 morti e 15 feriti fra i passanti.

L'attentato più sanguinoso per mano di un altro uzbeko, Abdulkadir Masharipov, è avvenuto la notte di Capodanno a Istanbul nella discoteca Reina frequentata da occidentali. Il terrorista dello Stato islamico, camuffato da Babbo Natale, ha falciato a raffiche di mitra 39 persone.

Il 3 aprile nella metropolitana di San Pietroburgo si è fatto saltare in aria Akbarjon Djalilov, 22 anni, nato in Kirghizistan, ma di etnia uzbeca. Le vittime sono state 14 e 41 i feriti, il giorno della visita in città del presidente russo Vladimir Putin.

L'Isis delle steppe è riuscito a reclutare soprattutto in Uzbekistan, dove il crollo dell'Unione sovietica ha creato terreno fertile per la nascita del Movimento islamico (Imu). Una formazione armata clandestina fondata dall'ex paracadutista dell'Armata rossa, Juma Numangani, che ha combattuto anche in Afghanistan al fianco dei talebani e di Al Qaida. Nel 2015 gli estremisti uzbeki hanno giurato fedeltà al Califfato e fornito il più alto numero di volontari jihadisti dall'Asia centrale. Solo i ceceni del Caucaso sono più numerosi (3mila). I killer delle steppe che hanno aderito allo Stato islamico in Siria e Irak sono partiti anche dalle altre ex repubbliche sovietiche come Kazakistan, Turkmenistan, Tagikistan e dal piccolo Kirghizistan che conta su 600 irriducibili della guerra santa. Gli uzbeki, però, sono i più duri, dopo i ceceni e malleabili sopratutto in Occidente dalle sirene del terrore delle bandiere nere.

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