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I manager nominati dal Pd costretti a tassarsi lo stipendio

Fino al 30% della retribuzione. Una gabella dovuta se si vuole il posto

I manager nominati dal Pd costretti a tassarsi lo stipendio

Chi 10, chi cinque, qualcuno addirittura il 30%, come accade a Siena. Per farsi nominare dal Partito Democratico (Pd) bisogna essere pronti a sborsare una parte della propria retribuzione. Curriculum ed esperienza vengono dopo, prima bisogno garantire l'ossigeno finanziario al partito.

È Libero a raccontare di come i manager pubblici eletti dove il Pd spadroneggia, e dunque non solo gli eletti o chi ha incarichi prettamente politici, siano di fatto obbligati ad accettare la gabella se designati. Con l'aggiunta di quelle sezioni locali che nel regolamento scrivono anche delle punizioni per il mancato pagamento, per mettere in chiaro le cose.

Dovrà "contribuire al sostentamento del Partito in conformità con quanto stabilito dai regolamenti nazionali e regionali". Questo si legge nelle carte del Pd di Cremona, che del dazio non fanno mistero.

Ci sono quegli altri due punti dolenti: la disponibilità a "rendere informazioni o comunicazioni agli organismi del partito che lo richiedano" e a "un confronto con gli organismi di designazione", se le proprie scelte dovessero essere troppo diverse dagli orientamenti politici del Partito, democratico.

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