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I marò fanno 100 anni e mai un passo indietro

Tra lacrime, sorrisi e orgoglio l'omaggio del ministro Trenta: "Risorsa unica per l'Italia"

I marò fanno 100 anni e mai un passo indietro

Venezia Al grido «San Marco» si è aperta ieri a Venezia, proprio nell'omonima piazza, che si affaccia sulla laguna più bella d'Italia, la cerimonia per le celebrazioni del centesimo anniversario del conferimento del nome e dell'attribuzione del leone alato alla Brigata della Marina militare. Cento anni di storia degli uomini che col basco in testa e il fazzoletto giallo e rosso al collo si sono sempre distinti nelle operazioni marine più complesse, in Patria e all'estero.

Tra la commozione della gente, accorsa a rendere omaggio ai gloriosi militari in divisa e qualche lacrima agli occhi dei veterani, dei rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d'arma e di qualche moglie orgogliosa che non ha voluto perdersi il marito impegnato nello schieramento. Perché il San Marco è così, è prima famiglia che parte di una forza armata, è spirito di gruppo, sacrificio, ma anche unione e vicinanza, è collaborazione, è orgoglio, è quel «nessuno indietro» che ancora vale qualcosa. «Da grande voglio fare il marò»: sono le parole di un bambino con in mano la bandierina con lo storico leone. «Partii che ero poco più che un ragazzino - racconta un signore col basco in testa - e tornai a casa che ero un uomo». Perché la Brigata ti forgia, questo è poco ma sicuro.

Fu alla fine del primo Conflitto mondiale, con decreto numero 444 del 17 marzo 1919 che Vittorio Emanuele III di Savoia decretò: «il Reggimento Marina omissis... assume la denominazione di Reggimento San Marco». Lo ha ricordato anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, presente all'evento assieme al Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Valter Girardelli, come la Brigata sia amata. «La cerimonia di oggi - ha detto - rappresenta la viva testimonianza dei sentimenti di vicinanza e di solidarietà di questa città e degli italiani nei confronti di tutti gli uomini e le donne della Brigata Marina San Marco e di tutta la Marina Militare».

Ha poi chiarito che le unità della Brigata San Marco «oggi costituiscono una risorsa unica e preziosa su cui l'Italia può sempre contare, in grado di affrontare le situazioni più imprevedibili, come hanno dimostrato nelle delicate e impegnative missioni alle quali hanno partecipato in questi anni: dal Libano alla guerra nel Golfo, fino a tempi più recenti in Afghanistan e Iraq». La Trenta ha espresso anche grande soddisfazione per «la decisione del Consiglio Europeo di prorogare la missione UE Sophia fino al 30 settembre prossimo, seppur condizionata dalla temporanea sospensione dell'impiego degli assetti navali, finora utilizzati per il pattugliamento del Mediterraneo».

Girardelli ha parlato del «potenziale dell'unità anfibia per esprimere proiezioni di capacità dal mare e sul mare. La Brigata Marina San Marco - ha detto poi - continua come cento anni fa a costituire un insostituibile strumento militare con elevato sacrificio» con diversi impieghi.

Per poi annunciare che «il 25 maggio sarà varata ed entrerà in servizio la nuova nave Trieste». Non sono mancati gli onori in mare al ministro da parte degli equipaggi delle navi San Marco e Aretusa, la benedizione della bandiera di guerra da parte dell'ordinario militare, don Santo Marcianò e la consegna del «Leone alato», simbolo della città di Venezia, all'ammiraglio Bruno Petragnani, comandante della Brigata Marina.

E poi un ricordo sentito da parte delle massime autorità ai due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Perché nel San Marco, davvero, nessuno resta indietro.

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